Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha scritto al Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale dell’Unione Europea, Phil Hogan, in merito all’emergenza Xylella in Puglia.
In particolare il Ministro ha sottolineato la necessità di prevedere un sostegno concreto da parte dell’Unione europea per tutelare gli agricoltori e i vivaisti colpiti, coprendo le perdite subite. Il Ministro ha anche anticipato che il Ministero sta predisponendo un dossier tecnico dettagliato sull’emergenza, che sarà inviato a breve alla Commissione.
“L’intervento della Commissione Ue al nostro fianco – ha dichiarato il Ministro Martina – è fondamentale per far fronte ai danni provocati dalla Xylella negli uliveti pugliesi e per poter dare risposte ai tanti agricoltori e ai vivaisti della zona interessata. Continuerò a spingere a Bruxelles in questa direzione, perché la gestione di questa emergenza deve essere fatta a livello comunitario sotto tutti i profili. L’Italia continuerà ad impegnarsi al massimo nel contenimento della diffusione della malattia, ma serve anche il contributo determinante dell’Ue. Sono convinto che il Commissario Hogan raccoglierà il nostro appello e darà un segnale di attenzione ai nostri imprenditori”.
Non solo Xylella – Ammontano a circa un miliardo di euro i danni alle coltivazioni Made in Italy provocati dall’invasioni di parassiti “alieni” provenienti da altri continenti che a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali sono arrivati in Italia dove hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici, dalla Popillia Japonica alla Drosophila suzukii fino alla Aetina Tumida. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in vista dell’ Expo dalla quale si evidenzia che a rischio ci sono i simboli dell’agricoltura italiana, dall’ulivo al pomodoro, dagli agrumi al castagno, dalle ciliegie ai mirtilli, ma anche le piante ornamentali come le palme e perfino le api.
Se sono iniziati gli abbattimenti degli ulivi colpiti dalla Xyella e sono in atto le attività di potatura, trinciatura, sarchiatura e aratura dei terreni, necessarie per creare un ambiente sfavorevole alla sputacchina, l’ insetto vettore del batterio, l’ultimo arrivata – sottolinea la Coldiretti – è la Popillia japonica che originaria dal Giappone ed è stata trovata in Italia per la prima volta in Lombardia dove si teme per l’attacco ai pomodori di cui ha già fatto strage negli Usa ,dove secondo il dipartimento di Agricoltura per gli interventi di controllo si spende più di 460 milioni di dollari all`anno. Si tratta di un coleottero le cui larve a fine maggio si trasformeranno in scarabeidi, lunghi circa 12 millimetri, con torace verde – dorato brillante che possono attaccare 295 specie vegetali, di cui almeno cento di forte interesse economico, come il mais, la vite, il pomodoro, i meli, i fiori. Se si teme per il futuro del pomodoro italiano le castagne hanno invece già pagato un conto salatissimo con la produzione che è scesa al minimo storico ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa. La colpa – precisa la Coldiretti – è del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale, anche se ci vorrà molto tempo per ottenere un adeguato contenimento. E danni incalcolabili sta anche facendo la Drosophila Suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto
La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori – sostiene la Coldiretti – è quasi dimezzata nel 2014 anche per l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare. Si tratta del coleottero Aethina Tumida della famiglia dei Nititulidi che aveva già invaso il Nord America alla fine degli anni ’90 provocando ingenti danni, diretti ed indiretti, poiché a seguito del venir meno delle api sul territorio, si prevedono conseguenze anche per gli agricoltori per la carenza d’impollinazione delle colture agrarie. E se gli agrumi della Sicilia sono stati gravemente attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus) che ha indebolito oltre il 30 per cento delle coltivazioni, centinaia di migliaia di piante di kiwi del Lazio e Piemonte sono state letteralmente sterminate dalla batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae), mentre melo e pero in Emilia- continua la Coldiretti – sono stati colpiti dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora). Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di decine di migliaia di palme dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e da allora si è dimostrato un vero flagello che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.
Inutile embargo – Il preoccupante caso di xylella scoperto in Francia conferma l’errore commesso dai cugini d’Oltralpe con l’embargo unilaterale imposto all’Italia su 102 varietà vegetali quando il vero problema è il comportamento dell’Unione Europea che nonostante le ripetute sollecitazioni non interviene per fermare l’import da paesi extracomunitari da cui proviene la malattia. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare con preoccupazione l’individuazione per la prima volta del batterio della xylella nel mercato all’ingrosso di Rungis, alle porte di Parigi su una pianta di caffe’ arrivata dal Centroamerica attraverso l’Olanda. E’ vergognoso – sottolinea la Coldiretti – che si tratti dello stesso percorso fatto dalla malattia per arrivare in Italia. L’origine e la traiettoria del batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi sono dunque scientificamente provati: è stato introdotto in Europa dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam senza alcun freno dell’Unione Europea. Una dimostrazione dell’immobilismo e dei gravissimi e inaccettabili ritardi della Commissione Europea nell’affrontare l’emergenza fitosanitaria che sta minacciando gli ulivi salentini. Da tempo la Coldiretti chiede che l’Unione Europea, oltre a monitorare quanto sta accadendo in Puglia disponga efficaci misure di rafforzamento dei controlli alle frontiere e finalmente l’embargo avverso le aree da cui proviene il batterio, come ad esempio il Centro America e un doveroso periodo di quarantena delle piante provenienti da Paesi extra UE, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto. Le necessarie misure a livello comunitario devono essere accompagnate da interventi a livello nazionale dove è necessario – sostiene la Coldiretti – un risoluto quanto convinto impegno di tutto il Parlamento italiano affinché sia resa possibile la dichiarazione di stato di calamità naturale positivamente annunciata dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Da parte nostra, da tempo abbiamo sensibilizzato gli imprenditori sulla necessità di concludere tempestivamente le arature e le potature in campagna nel corso di oltre 100 incontri territoriali e attraverso il video tutorial, ma siamo anche pronti ad organizzare tempestivamente una task force di Coldiretti per pulire i terreni incolti ed eventualmente quelli demaniali abbandonati. Si tratta di ambienti a rischio poiché gli insetti ancora giovani di sputacchina, insetto vettore della xylella, risultano stanziali e sono soliti vivere sulle erbacce presenti ai piedi degli olivi. Buone pratiche colturali adeguate, interventi periodici, tesi all’arieggiamento delle piante e miglioramento dello stato vegetativo, possono ridurre in maniera imponente tali vettori, senza alcun impatto ambientale. “E’ iniziata una battaglia contro il tempo per difendere le storiche piante millenarie e salvare un bene dell’intera Umanità”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è necessario garantire il sostegno della ricerca, l’impegno delle istituzioni, gli interventi necessari e le risorse adeguate per salvare un bene pubblico che tutto il mondo ci invidia”.
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