Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il Regolamento di esecuzione con l’iscrizione del Pampapato di Ferrara / Pampepato di Ferrara come nuova Indicazione Geografica Protetta.
Il Pampepato di Ferrara è tipicamente a base di cioccolato fondente, sia nell’impasto sia nella glassatura esterna, dello spessore di 4 mm circa. Nocciole, mandorle, cannella, sentore di pepe, predominanza netta dell’aroma di cioccolato fondente, sono i sapori di questo dolce che, ricordiamolo, si deve consumare fresco e morbido, evitandolo se duro e secco.
Molto probabilmente le origini del “Pampapato di Ferrara” affondano nella tradizione di preparare i cosiddetti pani arricchiti durante le festività natalizie.
Lo storico Cattabiani nel suo testo “Calendario: le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno” racconta come una volta, durante il “giorno del pane”, ovvero la vigilia del Natale, in Italia si mangiavano dolci semplici, a base di acqua e farina, arricchiti a volte
con frutta secca, frutta candita e con aromi e spezie, che, per il loro ridotto contenuto di grassi, potevano essere consumati anche nei giorni di magro.
Il “Pampapato di Ferrara”, rientra, appunto, in questa tradizione, prima medioevale e poi rinascimentale, di preparare i cosiddetti “pani dolci arricchiti” o “pani speziati” in occasione delle festività natalizie. L’unicità del “Pampapato di Ferrara”, e la sua appartenenza unicamente alla provincia in questione, ci viene confermata da numerose fonti documentali che in oltre 500 anni di storia fanno riferimento al prodotto ed alla ricetta.
A tal riguardo possiamo citare lo studio (1980) condotto dallo storico della gastronomia Vito Cavallini il quale, nel riportare la cucina di Casa d’Este, sottolinea con assoluta fermezza che il Pampapato è un dolce tipico di Ferrara e “non fatto in case d’altri paesi, e tanto meno da fabbriche forestiere”.
Il territorio ferrarese è stato per secoli sotto il dominio della Chiesa e non a caso questo tipico dolce natalizio porta ancora oggi il nome di Pampapato, ovvero “Pan del Papa”, chiaro riferimento al pubblico al quale era destinato. La denominazione di Pampepato, con la quale viene a volte identificato il prodotto, non deve trarre in inganno circa il supposto impiego del pepe nell’impasto, caratteristica che ancora oggi ritroviamo unicamente nel Pampepato prodotto a Siena.
Salgono così a 275 le Dop e Igp italiane registrate in ambito comunitario, consolidando il primato che il nostro Paese detiene da anni per i prodotti agroalimentari di qualità.
E, proprio in questi giorni, è partita in Italia la campagna istituzionale di promozione per aumentare la conoscenza e sostenere il consumo dei prodotti Dop e Igp. L’iniziativa coinvolge anche i punti vendita della Grande distribuzione organizzata che hanno aderito e rientra nel quadro di azioni che il Mipaaf ha messo in campo per la promozione e valorizzazione dei prodotti di qualità certificata.
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