Verso la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile

Verso la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile
Verso la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile

Avviate oggi presso il Ministero dell’Ambiente le prime consultazioni che porteranno alla stesura della nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, sull’onda dei risultati di Parigi e in accordo con quanto previsto dal Collegato Ambientale.

Il portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Enrico Giovannini, nel primo incontro di lavoro che ha visto  la partecipazione di molte delle 80 organizzazioni aderenti all’ASviS, ha avanzato sette richieste. In particolare, la neonata Alleanza chiede che la Strategia Italiana per lo Sviluppo Sostenibile che il Governo deve definire nel 2016 non riguardi solo l’ambiente, ma abbracci tutti gli aspetti, anche quelli economici e sociali, contemplati dai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e che venga delineata in tempo per l’Assemblea Generale di settembre e la prossima legge di Stabilità.

Di seguito il discorso di apertura del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.

Cari Amici dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile,
sono felice di ospitare qui al ministero dell’Ambiente la prima consultazione in vista della preparazione della nuova Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, a pochi giorni dall’iniziativa a Montecitorio nella quale è stata presentata l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, con l’autorevole presenza della Presidente Laura Boldrini e di molti illustri esperti.

Il Collegato Ambientale divenuto legge nel febbraio scorso stabilisce che il Governo, con apposita delibera del CIPE, su proposta del Ministero dell’ambiente, sentita la Conferenza Stato-Regioni e acquisito il parere delle associazioni ambientali, debba provvedere all’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge e poi, successivamente, con cadenza triennale.
Credo che mai come oggi l’aggiornamento della Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile non possa essere annoverato tra quegli obblighi solo ed esclusivamente formali di cui è piena la nostra legislazione.
Se il mondo della comunicazione non andasse spesso a rovescio rispetto alle effettive priorità del Paese, direi che un passaggio del genere dovrebbe attrarre i media e il dibattito pubblico molto più di quanto sia in grado di farlo oggi.
Ritengo la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile una grande occasione per ognuno di noi.
Un’occasione di incidere sui processi economici, di adeguarli alle sfide presenti e future, di individuare una rotta determinata e coerente rispetto agli obiettivi che ci siamo posti nei più grandi appuntamenti globali: in grado cioè di proiettare sul territorio nazionale quella grande spinta globale a un nuovo modello di sviluppo completamente sostenibile.
Abbiamo già discusso l’11 marzo alla Camera, come il 2015 sia stato forse l’anno di mobilitazione più straordinaria attorno ai temi dell’ambiente.
Ricordo alcuni passaggi:
l’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile che, con i suoi 17 obiettivi e 169 target, copre una grande varietà temi tra loro interconnessi e rappresenta l’occasione per rilanciare a livello nazionale lo sviluppo sostenibile come orientamento principale nella definizione delle politiche economiche, sociali ed ambientali;
l’Accordo raggiunto alla Cop21 di Parigi, nel quale viene stabilito l’impegno comune di contenere il riscaldamento terrestre ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, facendo il possibile affinché si mantenga entro 1,5°C;
infine, l’adozione dell’Agenda di Addis Abeba che aggancia gli strumenti di finanziamento dello sviluppo a parametri di sostenibilità.
Accanto a questi, l’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’, che ha avuto lo storico merito di portare all’attenzione di milioni di persone, fedeli e no, le sfide ambientali del nostro tempo e il loro legame con la povertà e la giustizia sociale: quel testo, quell’opera che resterà nella storia, è un grande e concreto manifesto a favore dello sviluppo sostenibile, visto come imperativo etico-morale nei confronti dei Governi a dare attuazione concreta agli accordi internazionali, a lavorare a un Pianeta più giusto, a colmare un debito ambientale insopportabile che esaspera le disuguaglianze sociali e dà luogo nel mondo a guerre e nuove povertà.
Parlare oggi di Strategia di sviluppo sostenibile significa muoversi allora su un terreno in continua evoluzione.
Un terreno che ha visto, proprio in questi ultimi giorni, certificare un dato che deve farci molto riflettere: il cosiddetto disaccoppiamento tra la crescita e l’attività inquinante. Diminuiscono le emissioni di Co2 e insieme cresce l’economia: segno che un nuovo modello di sviluppo non è solo possibile, ma che è già una strada intrapresa e da cui non si può tornare indietro.
E allora parlare di Sviluppo Sostenibile significa saper disegnare un nuovo modello economico e insieme di società globale: lontana dalla civiltà dello spreco e del consumo che ha imperato nel passato, vicina invece al modello di sviluppo costruito sul riciclo e sulla rigenerazione. L’Economia Circolare è un traguardo irrinunciabile per questo Paese, che dobbiamo rendere realtà essendo ancor più ambiziosi rispetto all’indirizzo fornito dall’Europa: perché l’economia circolare porta risparmi economici nelle casse dello Stato e dei Cittadini, allevia i costi sociali e ambientali, chiude la forchetta delle disuguaglianze.
Parlare di strategia di sviluppo sostenibile significa saper prevenire, intervenendo a monte dei problemi e non quando questi si siano già abbattuti irrimediabilmente sul nostro territorio. Mi riferisco in particolare al dissesto idrogeologico, un pericolo che il nostro Paese deve imparare nel tempo a controllare, a limitare, sperando in un futuro purtroppo non vicino di poterlo cancellare dalla cartina geografica. In passato è mancata ogni genere di programmazione, oggi invece c’è l’investimento del governo da 7 miliardi in 7 anni, il suo impegno per la semplificazione delle regole, il taglio delle burocrazie, l’assegnazione dei fondi trasparente secondo tempi e responsabilità precise; ma lo stesso potrei dire del percorso di bonifica delle aree inquinate e la loro restituzione ai cittadini.
Avere una strategia di Sviluppo sostenibile è anche e soprattutto promuovere un uso delle risorse più efficiente, a partire dal suolo e dall’acqua: evitare la cementificazione selvaggia e l’abusivismo edilizio, operare perché l’acqua non sia bene comune solo a parole, ma nei fatti sia messa a disposizione di tutti i cittadini, attuare una gestione dei rifiuti più efficace che cancelli la vergogna delle discariche e crei valore aggiunto, proprio come fanno all’estero, dal trattamento virtuoso dello scarto. Anche qui l’impegno del governo è profondo, determinato, a viso aperto.
Sviluppo sostenibile è anche e soprattutto avviare il nostro Paese a una crescente decarbonizzazione, secondo quanto stabilito dagli elevati target fissati dall’accordo europeo. L’Italia ha nelle fonti rinnovabili un grande fiore all’occhiello nazionale, ma non ancora abbastanza sviluppato per potersi dire pienamente efficiente sotto il profilo energetico. E c’è un mondo, quello della Green Economy, che è in continuo fermento, che ha già anticipato i tempi, che ha già visto lungo individuando nella sostenibilità del processo produttivo la chiave per essere competitivi a lungo sul mercato.
Una seria strategia di Sviluppo Sostenibile guarda con occhi nuovi alle città: valorizza la mobilità sostenibile, l’intermodalità del trasporto, l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, la cura degli spazi verdi.
C’è più in generale, la necessità di lavorare sulla cultura e sull’educazione ambientale, partendo proprio dalle scuole: quella è la chiave per costruire una nuova cittadinanza attiva e partecipe ai processi ambientali, in grado di prendere sempre la scelta migliore.
Di questo e molto altro si potrebbe parlare a lungo, allargando il nostro ragionamento a tanti argomenti centrali per questo Paese, tutti collegati dal grande orizzonte della sostenibilità.
Ma mi sembra particolarmente interessante aver messo al centro della riflessione dell’Alleanza l’identificazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per i quali il nostro Paese è più lontano dal raggiungimento dei livelli concordati a livello planetario. Su numerosi Obiettivi possiamo considerarci ragionevolmente già vicini alla meta; è giusto concentrarci, nella preparazione di una Strategia che sia comune al Paese, su quelli per cui il cammino è più lungo e la sfida più difficile.
E’ necessario pensare allo Sviluppo Sostenibile non come un processo scontato, ma come qualcosa da costruire e programmare nel tempo, da adeguare continuamente. Per questo il vostro lavoro è tanto necessario e strategico.
Vi auguro buon lavoro!

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