Oltre mezzo miliardo di bambini vivono in aree ad elevata incidenza di inondazioni, e 160 milioni in zone esposte ad altissimi livelli di siccità. A rivelarlo è il nuovo rapporto dell’UNICEF “Unless We Act Now” pubblicato a pochi giorni dall’inizio a Parigi della 21° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21),
Il rischio determinato dai cambiamenti climatici secondo l’Unicef è strettamente correlato al livello di povertà della popolazione.
Dei 530 milioni di bambini che vivono in zone minacciate da inondazioni, oltre 300 milioni vivono in paesi ad elevata incidenza di povertà – dove oltre metà della popolazione vive con meno di 3 dollari al giorno. Circa 270 milioni di essi vivono in paesi con scarso accesso a servizi igienici adeguati, e quasi 100 milioni in paesi con scarso accesso all’acqua potabile.
E circa un terzo (50 milioni su 160) dei bambini che vivono in zone ad alto rischio di siccità abitano in paesi in cui almeno metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
«Questi semplici numeri dovrebbero bastare a sottolineare quanto sia urgente intervenire» commenta il Direttore esecutivo dell’UNICEF Anthony Lake. «I bambini di oggi sono in assoluto i meno responsabili dei cambiamenti climatici, ma essi – e i loro figli – sono quelli che ne subiranno maggiormente le conseguenze. E, come spesso accade, le comunità più svantaggiate si trovano ad affrontare le minacce più gravi».
Il cambiamento climatico comporta l’intensificarsi di siccità, inondazioni, ondate di calore e altre condizioni meteorologiche estreme. Eventi che portano con sé morte e devastazioni, ma che possono anche contribuire a diffondere alcune tra le principali cause di mortalità infantile, come la malnutrizione, la malaria e la diarrea.
Si innesca così un circolo vizioso: un bambino che non beneficia di un accesso adeguato all’acqua potabile o all’igiene subirà maggiori conseguenze per effetto di una crisi dovuta al clima, avrà tempi di recupero maggiori e sarà ancora più vulnerabile alle crisi successive.
La stragrande maggioranza dei bambini che abitano in aree a rischio estremamente elevato di inondazioni vivono in Asia; la maggior parte di coloro che risiedono nelle aree a rischio di siccità vivono in Africa.
I leader mondiali che si riuniscono a Parigi per COP21 dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 sono chiamati a raggiungere un accordo sulla riduzione delle emissioni di gas serra, misura considerata dalla maggior parte degli esperti come fondamentale per limitare aumenti potenzialmente catastrofici della temperatura.
«Sappiamo cosa va fatto per prevenire che il cambiamento climatico sia devastante. Non agire sarebbe imperdonabile» conclude Lake. «Dobbiamo prendere le decisioni giuste a COP21, per i nostri figli e per il pianeta».