L’Istat ha diffuso tutte le informazioni sul territorio colpito dal sisma del 24 agosto 2016 che include 17 comuni, interessati attualmente dal decreto di differimento per l’adempimento degli obblighi fiscali a causa della gravità dei danni subiti: Arquata del Tronto (AP), Acquasanta Terme (AP), Montegallo (AP), Montefortino (FM), Montemonaco (AP), Preci (PG), Norcia (PG), Cascia (PG), Monteleone di Spoleto (PG), Accumoli (RI), Amatrice (RI), Cittareale (RI), Montereale (AQ), Capitignano (AQ), Campotosto (AQ), Valle Castellana (TE) e Rocca Santa Maria (TE).
Nel suo complesso, il sisma del 24 agosto 2016 ha interessato quattro Regioni del territorio appenninico del Centro Italia (Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio) e sei province (Perugia, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, L’Aquila e Teramo). I 17 comuni che hanno subito danni strutturali gravi si estendono complessivamente su una superficie di 1.728 km2 dove risiedono poco meno di 25.000 abitanti. Su circa 25mila residenti, il 28,3% ha almeno 65 anni di età, 6,3 punti percentuali in più di quanto registrato mediamente sull’intero territorio nazionale.
La percentuale di popolazione di età pari o inferiore ai 14 anni è di circa 10,2 contro il 13,7% dell’Italia.
Tutti i 17 comuni appartengono a classi sismiche elevate (tipo 1 e tipo 2). Nella zona di tipo 1 (la più pericolosa per il rischio di terremoti particolarmente forti) si trovano nove comuni (Cascia, Monteleone di Spoleto, Norcia, Preci i Umbria; Accumoli, Amatrice e Cittareale nel Lazio; Capitignano e Montereale in Abruzzo), che coprono poco più di 1.057 km2 (61,2% dei territori considerati) in cui risiedono circa 16.500 abitanti (66,3% del totale). Nella zona di tipo 2 (esposta comunque al rischio di terremoti forti ma meno intensi della zona 1) si trovano i rimanenti otto comuni (Arquata del Tronto, Valle Castellana, Acquasanta Terme, Montegallo, Montemonaco, Montefortino nelle Marche, Campotosto e Rocca Santa Maria in Abruzzo) per un’estensione di 671 km2 (38,8%) e poco meno di 8.400 abitanti (33,7%).
Il territorio interessato è prevalentemente montuoso, per l’87,2% nei comuni del Lazio e per il 77,8% in quelli dell’Abruzzo, con oltre il 70% della superficie oltre i 900 metri sul livello del mare. I dislivelli altimetrici sono notevoli: quasi il 13% del territorio si colloca oltre i 1.500 metri sopra il livello del mare e circa il 30% al di sotto dei 900 metri. Soltanto il 4,1% del territorio è pianeggiante (nelle Marche il 10,2%).
L’estensione della superficie artificiale totale (edifici residenziali, non residenziali e infrastrutture) è dell’1,3%. Circa il 50% del territorio dei comuni terremotati è incluso in aree naturali protette. Tra queste troviamo i grandi parchi Nazionali del Gran Sasso e dei Monti della Laga e quello dei Monti Sibillini; per molti comuni dell’area considerata la quota supera l’80% del proprio territorio fino a raggiungere il 100% nel comune di Campotosto (AQ), interamente compreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
La superficie agricola è meno estesa che nel resto del Paese: la quota dei terreni agricoli rappresenta il 14,7% contro il 33% della media nazionale. Valori sopra la quota del 20% sono presenti nei comuni di Norcia (PG), Capitignano (AQ) e Montereale (AQ). Di contro, i terreni boscati e gli ambienti semi-naturali rappresentano l’83,1% del territorio dei comuni interessati contro un valore medio nazionale del 57,5%, ma in molti comuni superano il 90%.
Nei comuni considerati il volume di acqua per uso potabile prelevato nel 2012 dalle fonti di approvvigionamento è stato di oltre 39 milioni di metri cubi (lo 0,4% del prelievo nazionale), la produzione giornaliera ad uso potabile di 108 mila metri cubi nel 2012.
Il 70,8% dei quasi 22 mila edifici residenziali dei comuni colpiti dal sisma è stato costruito prima del 1971 (anno in cui è entrata in vigore la normativa antisismica relativa alle norme tecniche di costruzione). Oltre l’80% del patrimonio edilizio, nel 2011, è stato valutato in ottimo o buono stato di conservazione prima del sisma. Gli edifici in pessimo stato di conservazione risultano, nel 2011, meno dell’1,5% del totale.
Il valore aggiunto per abitante nel complesso dei 17 comuni considerati è, nel 2013, pari a 8.400 euro, poco sopra la metà di quello medio nazionale (15.800 euro) e più vicino al valore medio del Mezzogiorno (8.800 euro).
Le aziende agricole censite nel 2010 nei comuni con danni strutturali gravi sono 1.894, di cui quasi il 35% (pari a 658 aziende) presenti nei territori perugini dell’Umbria, e in particolare a Norcia (308) e a Cascia (210), seguiti dalle Marche (582), dove Acquasanta Terme, da sola, conta 213 aziende. Nel reatino (282 aziende), il numero di aziende più elevato è stato rilevato ad Amatrice (181 unità) mentre in Abruzzo sono 372 aziende e a Montereale 168 unità. I territori considerati si contraddistinguono per un’elevata densità di aziende agricole sulla popolazione residente rispetto al dato medio nazionale (oltre sette aziende ogni 100 abitanti contro il 2,7 del valore nazionale). Le aziende agricole presentano un’elevata dimensione media in termini di superficie agricola totale (SAT) pari a quasi 47 ettari per azienda (contro i 10,5 dell’Italia) mentre il numero medio di aziende per chilometro quadrato è inferiore al dato nazionale (1,1 contro il 5,4 dell’Italia).
Nel 2015 sono operative 282 strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere, per un totale di 8.387 posti letto (lo 0,2% dell’intera ricettività presente sul territorio nazionale).
Il bilancio dei danni al patrimonio culturale stilato dal Comando dei Carabinieri e dal Ministero per i Beni e le attività culturali ed il turismo ammonta a 293 beni di interesse culturale distrutti o gravemente danneggiati.
L’area del sisma vanta un patrimonio culturale di rilievo, ricco di beni architettonici, monumentali ed artistici, e la presenza di importanti cittadine medievali, tra cui spiccavano soprattutto Norcia e Amatrice.
Per identificare gli ingenti danni prodotti sarà necessario attendere la conclusione dello sciame sismico, ma il Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha già ha tracciato un quadro drammatico di crolli e distruzioni e il Ministero per i Beni e le attività culturali ed il turismo, subito dopo il terremoto, ha quantificato in 293 i beni di interesse culturale distrutti o gravemente danneggiati, rappresentati in gran parte da chiese e altri luoghi di culto, come basiliche, monasteri ed eremi, ma anche monumenti ed edifici di architettura civile e fortificata, come palazzi, mura e torri medievali.
I primi dati preliminari aggiornati al 2015 – raccolti nell’ambito della rilevazione a carattere censuario appena condotta dall’Istat su tutto il territorio nazionale e denominata “Indagine sui musei e le istituzioni similari”, i cui risultati non sono ancora stati pubblicati – permettono di documentare la presenza sul territorio dei musei e delle altre strutture espositive a carattere museale. Sulla base di tali informazioni è possibile apprezzare come nei 16 comuni più direttamente interessati dal sisma fossero presenti ben 12 strutture espositive.
In particolare, è presente almeno un museo in tutti i comuni terremotati della regione Umbria, cinque sono nei comuni marchigiani ed uno nel comune laziale di Amatrice. Quest’ultimo, in particolare, il Museo Civico di arte sacra Cola Filotesio, è incluso tra gli edifici “crollati” elencati dal Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale (Prospetto 14) .
Si tratta di strutture espositive di piccole e medie dimensioni, che non attraggono un numero elevato di visitatori. Complessivamente, infatti, nel corso del 2015, i musei rilevati avevano accolto quasi 25 mila visitatori – in media circa due mila visitatori per singola struttura museale, pari a un visitatore per ogni abitante, con una presenza prevalente di visitatori italiani, dal momento che la quota di stranieri è pari in media al 15% del totale dei visitatori. Tuttavia, la loro natura e la loro distribuzione capillare evidenziano come tali istituzioni rappresentino presidi culturali fondamentali a livello locale che, conservando i legami e le profonde relazioni con il territorio, svolgono un’importante funzione di memoria e testimonianza dell’identità dei luoghi.
Oltre ai musei e alle istituzioni similari, nei comuni terremotati sono presenti, nel 2015, tredici biblioteche di cui nove comunali: una in ognuno dei comuni dell’Umbria, ad eccezione del comune di Monteleone di Spoleto, alle quali si aggiungono le strutture di Montemonaco e Arquata del Tronto nelle Marche, di Capitignano, Campotosto e Rocca Santa Maria in Abruzzo e di Amatrice nel Lazio. Anche in questo caso, la struttura che ha subito i maggiori danni sembra attualmente la biblioteca di Amatrice, la quale è tra gli edifici crollati.