“I consumi fuoricasa costituiscono ad oggi il 34% dei consumi alimentari per un valore di 20 miliardi di acquisti di alimenti. Un terzo di questi consumi avviene nei pubblici esercizi, con enormi sprechi di cibo, mentre se parliamo di mense scolastiche ben il 50% degli alimenti vengono buttati”.
Un’autentica piaga sociale sottolineata da Marcello Fiore, Direttore Generale della Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, nel corso del convegno “La tecnologia a favore della sostenibilità nei pubblici esercizi: come ridurre gli sprechi alimentari ed energetici” in chiusura della manifestazione Cucinare di Pordenone.
Dati allarmanti che impongono un ripensamento gestionale e, prima di tutto, un intervento urgente a livello governativo: “Sono in itinere parlamentare norme adeguate per facilitare la gestione dei prodotti freschi e sfusi – prosegue Fiore -. Dalle parole tuttavia bisogna al più presto passare ai fatti. La peculiarità del settore che la Fipe rappresenta è costituita dal fatto che, a differenza di ciò che accade nelle famiglie, in cui è uso consumare cibi avanzati dai pasti precedenti, al cliente devono essere costantemente presentati prodotti fragranti e al meglio dell’appeal visivo e delle condizioni organolettiche. Tutto ciò comporta da parte dei ristoratori l’obbligo di scartare enormi quantità di prodotto non consumato. Ignorare le esigenze dei pubblici esercizi e privilegiare esclusivamente i prodotti confezionati significa perdere 1/3 dei consumi di alimenti e ingenti quantità di prodotti pronti soprattutto per il consumo immediato e disponibili ad essere correttamente riutilizzati”.
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