Sono circa 2000 gli esemplari di camoscio appenninico presenti oggi nei parchi nazionali d’Abruzzo Lazio e Molise, del Gran Sasso Monti della Laga, della Majella, dei Monti Sibillini e in quello regionale del Sirente Velino, le 5 aree protette coinvolte, insieme a Legambiente, nel progetto Life Coornata, co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito dello strumento Life plus, che aveva obiettivo la realizzazione di azioni concrete di conservazione a lungo termine per la salvaguardia della Rupicapra pyrenaica ornata.
Questo il nome scientifico del camoscio appenninico, una sottospecie endemica per l’Italia – che si trova cioè esclusivamente nel nostro Paese – di cui all’inizio del 900 sopravvivevano poco più di 30 esemplari nell’area che poi sarebbe diventata il Parco Nazionale d’Abruzzo. Un numero troppo esiguo per garantire la sopravvivenza di questo animale, senza interventi di tutela e ripopolamento.
Il Parco d’Abruzzo è stato l’unica roccaforte degli ultimi camosci appenninici fino alla fine degli anni 80, finché non è stata avviata la creazione di nuove colonie sulla Majella, sul Gran Sasso e sui Monti Sibillini. Il progetto Life Coornata mirava ad effettuare una gestione coordinata delle popolazioni presenti nei diversi Parchi centro appenninici.
“Life Coornata – dice Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente – è un’esperienza che può essere considerata, anche, un caso esemplare di successo della ricerca made in Italy nei Parchi, dove sono state sperimentate tecniche innovative di cattura e rilascio, alcune delle quali mai usate prima su questa specie come la up-net. Un dispositivo per catture collettive degli esemplari, che ha il vantaggio, rispetto alla tele-anestesia di singoli individui, di poter trasferire un certo numero di animali simultaneamente, una condizione assai favorevole per le reintroduzioni in nuove aree di animali che vivono in gruppo”.
“Cattura, marcatura, analisi e rilascio degli animali sono alcune delle azioni concrete svolte nell’ambito del progetto – afferma Franco Mari, project manager del Life Coornata – Operazioni di prelievo di esemplari sono peraltro tuttora in corso nei Parchi Nazionali della Majella e del Gran Sasso Monti della Laga per consolidare la giovane colonia del Sirente Velino. La creazione di una quinta colonia sul Sirente Velino, ai fini della conservazione della specie, è stata infatti un punto caratterizzante del progetto. Qui, l’introduzione dei primi animali è avvenuta nell’estate 2013 ed è andata molto bene, per poi proseguire con apporti provenienti sia dal parco della Majella, sia dal parco del Gran Sasso e sia dalla giovane colonia dei Monti Sibillini”.
Sulla Majella è stato ormai abbondantemente superato il totale di 1000 esemplari, ad oggi la più grande popolazione di camosci appenninici al mondo. In salute anche la popolazione del Gran Sasso che si assesta abbondantemente oltre i 600 esemplari.