Sono oltre 60 le segnalazioni di grave avvelenamento di interi apiari nella scorsa primavera in tutta Italia, in coincidenza con la semina di mais e trattamenti di frutta e cereali. La denuncia arriva da Conapi e Unaapi.
Ad acuire la situazione il fattore clima: si stima una flessione della produzione del 50% per il miele di acacia, castagno e per quello di agrumi e mille fiori. Conseguenti aumenti di prezzi in acquisto tra il 20 e il 30%.
Un fenomeno non nuovo, quello della moria di api, che si era già verificato, con effetti altrettanto gravi, nel 2008.
Come sei anni fa, anche nei mesi scorsi gli eventi si sono manifestati in coincidenza con la semina di mais e i trattamenti di fruttiferi e vite, di cereali e ornamentali, mentre si è accertato che le cause delle morie non sono di tipo veterinario. Per questo Conapi e Unaapi hanno voluto richiamare l’attenzione delle istituzioni nei confronti di alcune pratiche agronomiche scorrette e talvolta non in linea con le normative vigenti.
Cosa è successo dunque nella primavera 2014? Il clima mite invernale ha favorito le infestazioni di insetti nocivi spingendo gli agricoltori a intensificare i trattamenti anche in colture solitamente non trattate come i cereali vernini. I controlli, dopo anni di relativa tranquillità per gli apicoltori, possono non essere stati così stringenti. In più, alcuni nuovi preparati recentemente autorizzati e alcune pratiche fitosanitarie si sono rivelati pericolosamente impattanti su api e altri impollinatori.
A gravare ulteriormente sulla campagna miele, inoltre, le condizioni meteo decisamente sfavorevoli che hanno determinato pesanti ripercussioni sulle rese. In riferimento alla produzione italiana, quest’anno si prevede una flessione media del 50% per i mieli di acacia, castagno, agrumi e millefiori primaverile-estivo. Il che si tradurrà in un aumento dei prezzi d’acquisto che si attesterà tra il 20 e il 30%. Dolenti note anche su molti mercati internazionali: al raccolto per il miele di eucalipto in Australia addirittura vicino allo zero, fanno riscontro il Sud America (-50%), la Spagna (-40%) e il -60% per l’acacia in Europa dell’Est.
I provvedimenti richiesti da Conapi, Fai e Unaapi non puntano però a tutelare solo il mercato – un comparto che vale, indotto compreso, tra i 57 e i 62 milioni di euro e nel quale operano 40.000 apicoltori e 12.000 produttori apistici – ma tutti i cittadini visto che l’ape, con la sua diffusione e la sua attività di bottinatrice, è la migliore sentinella del nostro ambiente.