La Conferenza Stato-Regioni he ha deciso per il rinvio della discussione sul Piano per la conservazione e la gestione del lupo in Italia.
Il piano, che prevede 22 azioni di conservazione della specie, affronta, sostiene il Ministero dell’Ambiente, anche il tema nodale della risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività dell’uomo, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e di quella nazionale.
Proprio a questo scopo il testo concede in casi eccezionali la possibilità di attivare deroghe al divieto di rimozione di singoli esemplari di lupi, già prevista dalle norme italiane ed europee, avviando un percorso strettamente regolamentato.
Obiettivo, migliorare lo stato di conservazione della specie e al contempo la pacifica convivenza con l’uomo.
Ma così non la vedono gli animalisti, che si sono da subito opposti.
“Spero che il rinvio della discussione politica sul piano di conservazione del Lupo serva a restituire la giusta serenità al dibattito e a far guardare tutti alla realtà dei fatti: non c’è nessuna riapertura della caccia al lupo, ma ventidue misure di grande valore scientifico che salvano la specie. Oggi sono 300 i lupi uccisi ogni anno dal bracconaggio, su una popolazione totale di 1500 esemplari. Spero che di fronte a questo dato nessuno, ambientalisti e rappresentanti delle Regioni, voglia voltarsi dall’altra parte. Io non lo faccio”.
Così Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, al termine della Conferenza Stato-Regioni.
“Nelle azioni a tutela del lupo – spiega Galletti – è previsto un nuovo nucleo antibracconaggio composto dai Carabinieri forestali e dalle polizie locali, l’addestramento di cani al rilievo di bocconi avvelenati, le vaccinazioni gratuite dei cani randagi, misure di prevenzione e di contrasto all’ibridazione, altro grosso pericolo per la specie. La norma tanto discussa, quella sul deroga al divieto di rimozione dei lupi, riguarda singoli casi eccezionali e può essere richiesta dalle Regioni solo al termine di una lunga trafila di prescrizioni e concessa solo dopo il parere tecnico dell’Ispra, che valuta le richieste caso per caso”.
“Il piano per il Lupo – conclude Galletti – è uno strumento irrinunciabile: non si perda, per qualche impuntatura ideologica, l’occasione di restituire un equilibrio naturale al rapporto tra uomo e lupo, che oggi in molte realtà è esplosivo e mette a rischio la specie, l’uomo e le sue attività”.
“Il Ministero ha fatto un lavoro molto serio, di 57 pagine, redatto con l’Istituto per la protezione animale e con l’Unione zoologica italiana. Vi hanno collaborato 69 esperti e 11 associazioni, da Coldiretti a Legambiente, da Federparchi all’Enpa”. “Attraverso il piano – ha continuato Galletti – il Ministero ha offerto una fotografia della realtà e una traccia di lavoro scientifico. Una seria gestione dei conflitti territoriali a volte acuti con allevatori e comunità locali. Complessivamente parliamo di 22 misure di tutela. Solo l’ultima contempla una deroga, del tutto «eccezionale»- così dice il testo – al divieto di «rimozione» di lupi dall’ambiente naturale». Questa deroga – di stampo europeo – sarebbe attivabile solo su richiesta, regione per regione, e in compresenza di ben sette condizioni. La principale, ma che da sola non basta, è che «non esista altra soluzione valida per mitigare gli specifici conflitti sociali ed economici originati dal fenomeno. Solo in questo malaugurato casol’iter potrebbe esser avviato”.
“A questo punto la Regione interessata dovrebbe chiedere un parere all’Ispra. Parere soggetto a ulteriori 8 criteri, certo non vincolanti ma formalmente non eludibili. Quindi una volta che siano state fatte tutte le prescrizioni, come le recinzioni e le varie attività previste tra cui gli indennizzi, alla fine la Regione può chiedere al mio ministero di intervenire per prelevare dei capi in misura limitatissima e solo dopo che ho acquisito il parere dell’Ispra sul singolo caso. E’ difficilissimo arrivarci”.
«Il lupo è l’animale simbolo della libertà – ha concluso il ministro Galletti – e anch’io lo vedo così. Per questo il piano lo protegge, sottraendo spazi territoriali e ragioni emotive al bracconaggio”.