La Commissione Europea e il governo cinese hanno fatto sapere che è stata concordata una soluzione amichevole per quanto riguarda la controversia sull’importazione di pannelli solari di produzione cinese in Europa, pannelli dai prezzi molto bassi che avrebbero compromesso la concorrenza.
La Commissione ha accettato la proposta di Pechino di un livello minimo di tariffe per la produzione di energia solare, 0,56 euro per watt, che dovrebbe evitare ai cinesi l’accusa di dumping (svendita al ribasso ai danni dei produttori Ue). Ora la parola passa ai singoli Stati, poi ancora alla Commissione.
In pratica, svanendo l’accusa di dumping, verranno meno anche i dazi provvisori aggiuntivi, già imposti da Bruxelles nelle scorse settimane.
L’associazione italiana del settore ANIE/GIFI si dichiara favorevole a una rapida soluzione sui dazi, in quanto “una procedura anti-dumping impatta fortemente sulle aziende del fotovoltaico. L’ipotesi di retroattività dei dazi sui moduli fotovoltaici ha già portato al fallimento di molte aziende nella supply chain del settore.”
“Il settore fotovoltaico italiano nella sua breve storia – sottolinea ANIE/GIFI in una nota – ha sperimentato più volte quanto possano essere penalizzanti i cambi normativi repentini e non pianificati. ANIE/GIFI lo ha rilevato con i vari conti energia che hanno causato violenti deprezzamenti dei magazzini, impossibilità di pianificare investimenti anche a medio termine, scadenze impossibili per consegne o ultimazioni lavori e relative penali. Questi “stop and go” sono insostenibili ed estremamente rischiosi per qualsiasi azienda.
Una procedura anti-dumping causa dinamiche molto impattanti. Lo scenario di retroattività dei dazi sui moduli fotovoltaici che si ipotizzava a marzo 2013 ha rappresentato un rischio molto grande. Questo ha congelato ed in molti casi portato al fallimento le attività di moltissime aziende nella supply chain del fotovoltaico, oggetti di tali forniture (distributori, EPC, installatori etc..).
ANIE/GIFI auspica per il fotovoltaico e per le altre rinnovabili un percorso saggio e virtuoso che conduca alla grid parity in maniera sostenibile. Si augura, inoltre, che sia la disputa sulle importazioni di polisilicio che quelle sui moduli e vetro vengano risolte con accordi amichevoli nell’interesse non solo del settore fotovoltaico ma anche di altri comparti industriali. Infatti, le diverse indagini antidumping avviate in Cina, quale quella sul silicio e sul vino, sono state una reazione alla disputa sui moduli fotovoltaici. Pertanto la soluzione negoziale a quest’ultima dovrebbe rappresentare una buona premessa per risolvere le altre questioni.”
Nel 2011 la Cina ha esportato in Europa pannelli e cellule solari per 21 miliardi di euro e Bruxelles ha calcolato che per rispettare la concorrenza europea i prezzi cinesi avrebbero dovuto essere più alti dell’88%. Una situazione che ha portato alla mossa europea, mossa che non avrebbe mancato di originare a sua volta conseguenze pesanti. Come ad esempio i ventilati dazi su vino e auto di lusso da parte delle autorità cinesi.