L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato, nel corso della 68° Assemblea Mondiale della Sanità tenutasi a Ginevra dal 18 al 26 maggio, una Risoluzione sull’Inquinamento Atmosferico che pone l’accento sugli impatti negativi dell’inquinamento sulla salute umana e sull’economia e chiede ai governi di intraprendere misure immediate per prevenire patologie e decessi in futuro.
Per aiutarla nel suo lavoro ho sintetizzato il contenuto del documento e raccolto alcuni dati di contesto e dichiarazioni che penso potrebbero esserle utili per la stesura di un articolo sul tema.
Il testo della risoluzione “esorta i governi a sviluppare sistemi di monitoraggio della qualità dell’aria, promuovere tecnologie e combustibili puliti per riscaldamento, illuminazione, preparazione dei cibi, rafforzare il trasferimento internazionale di competenze, tecnologie e dati scientifici riguardo l’inquinamento atmosferico”.
Ogni anno 3,7 milioni di persone muoiono per cause attribuibili all’inquinamento atmosferico. Altre 4,3 milioni di morti sono causate dall’esposizione ad agenti inquinanti interni alle abitazioni e ai luoghi di lavoro.
In occasione della 69° Assemblea Mondiale della Sanità l’OMS lancerà una roadmap per una risposta globale all’emergenza inquinamento dell’aria e invita i governi ad applicare le linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS.
Nell’Unione Europea il costo in vite umane di una scarsa qualità dell’aria è più elevato di quello degli incidenti stradali, rendendola la prima causa ambientale di morte prematura in UE.
L’inquinamento dell’aria causa inoltre la perdita di giorni di lavoro, costi sanitari, e colpisce in misura maggiore le fasce di popolazione più vulnerabili (bambini, asmatici, anziani).
La Commissione Europea stima che il costo diretto dell’inquinamento atmosferico per la società nel suo complesso ammonta a circa 23 miliardi di euro l’anno. Le esternalità legate al solo impatto sulla salute sono stimate intorno ai 940 miliardi di euro (il 9% del Pil dell’UE). Si veda qui.
Sebbene la Commissione Europea riconosca l’inquinamento dell’aria come “una delle preoccupazioni principali a livello politico dalla fine degli anni ‘70” e si impegni a “sviluppare e implementare gli strumenti [e standard] appropriati per migliorare la qualità dell’aria”, gli standard EU sulla qualità dell’aria riguardo al particolato fine (PM 2.5) sono significativamente più accomodanti di quanto raccomandato dall’OMS: il limite UE per i PM 2.5 è di 25 microgrammi per metro cubo (media annuale), contro i 10 µg/m3 di media annuale raccomandati dall’OMS.
Per fare un esempio, la media 2014 di PM 2.5 a Roma è di 15,6 µg/m3 (dati Arpa Lazio), più bassa del limite UE ma più alta di quanto raccomandato dall’OMS. Lo stesso vale per il PM 10. L’UE pone il limite a 40 microgrammi per metro cubo (media annuale), mentre l’OMS ne consiglia 20. Roma nel 2014 ha avuto una media di 26,1 µg/m3 (dati Arpa Lazio).
Commento di Génon K. Jensen, fondatrice ed Executive Director della Health and Environment Alliance (HEAL): “La risoluzione sull’inquinamento dell’aria è una tappa fondamentale per la prevenzione delle patologie respiratorie e cardiache, nonché del cancro e degli ictus, legati a cause ambientali. Si tratta di un potente punto di appoggio per un maggiore impegno sulla strada del summit di Parigi sul clima. HEAL deplora l’assenza di richieste di misure vincolanti per affrontare il problema da parte dei ministri della Sanità, la risoluzione rappresenta in ogni caso un gran passo avanti verso un maggiore impegno e maggiori risorse per ministeri ed autorità sanitarie al fine di affrontare l’inquinamento dell’aria, per esempio includendo esplicitamente strategie per una migliore qualità dell’aria nei programmi nazionali di prevenzione delle malattie e aggredendo i due grandi colpevoli – le centrali termoelettriche a carbone e il diesel per il trasporto su gomma”.