Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso contro il decreto del 12 luglio adottato dal Ministro della Salute di concerto con il Ministro della Politiche Agricole Alimentari e Forestali e con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare recante “Adozione delle misure d’urgenza si sensi dell’art. 54 del Regolamento CE n.178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810”, che di fatto proibisce la semina di mais biotech MON810 modificato geneticamente.
La notizia è stata commentata da esponenti del Governo e associazioni.
“Apprendiamo con soddisfazione – ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina – il pronunciamento del Tar che conferma nella sostanza le ragioni del decreto promosso dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con i Ministeri della Salute e dell’Ambiente in relazione allo stop delle semine Ogm in Italia. Proseguiamo ora con tenacia la battaglia che stiamo portando avanti anche con altri Paesi in ambito europeo.
Il nostro obiettivo è dare più autonomia di scelta ai singoli Stati sul tema Ogm. Se non riusciremo a trovare un accordo entro giugno, questo sarà uno dei dossier più importanti del semestre italiano di Presidenza dell’Ue. Sono convinto che il modello agricolo italiano debba valorizzare le sue peculiari caratteristiche per rafforzarsi anche sui mercati internazionali”.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato: “Il dispositivo della sentenza ha messo in evidenza la correttezza sia dal punto di vista amministrativo che scientifico dell’azione intrapresa dal Ministero della Salute a tutela dei diritti dei cittadini che vedono con preoccupazione la coltivazione di prodotti geneticamente modificati destinati all’alimentazione. Dal luglio scorso prosegue, a livello comunitario, il pressante intervento del nostro Ministero, d’intesa con gli altri dicasteri competenti, per fare in modo che, sulla base del principio di precauzione, ciascuno Stato abbia il diritto di scegliere se coltivare o meno sul proprio territorio prodotti geneticamente modificati.”
L’agricoltura italiana – sottolinea la Coldiretti – resta dunque libera dagli Ogm come chiedono quasi otto italiani su dieci (76 per cento ) che sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati dell’agricoltura in Italia.
“Un risultato ottenuto grazie alla grande mobilitazione delle associazioni di ambientalisti, agricoltori, consumatori, cooperatori riuniti nella coalizione Liberi da Ogm”. Lo ha affermato il coordinatore Stefano Masini responsabile ambiente della Coldiretti nel chiedere al Governo di “chiarire quali siano le sanzioni da applicare nel caso di violazione del divieto di messa a coltura in modo da evitare situazioni analoghe a quanto accaduto nella scorsa estate in Friuli Venezia Giulia, che hanno portato alla contaminazione di terreni confinanti con quelli illegalmente coltivati con mais MON810, come accertato dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato”.
Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura – continua la Coldiretti – non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. Nell’Unione Europea – conclude la Coldiretti – nonostante l’azione delle lobbies che producono ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, sui ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari).