Incentivi biometano, il decreto in Gazzetta

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 ottobre il decreto del ministero della Transizione ecologica del 15 settembre 2022 che sblocca le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per lo sviluppo strategico della produzione di biometano, finalizzata al raggiungimento dei target europei di decarbonizzazione.

Il nuovo decreto mette a disposizione 1,7 miliardi di euro per la costruzione di nuovi impianti e la riconversione di quelli biogas esistenti con una stima di produzione di più di 2.3/2.5 miliardi di metri cubi (mc) entro il 2026, ponendo l’agricoltura in prima linea nel percorso verso la transizione ecologica.
Inoltre, attraverso un nuovo meccanismo di incentivazione, apre alla possibilità di destinare il biometano anche ad usi diversi dai trasporti.
Restano, tuttavia, ancora aperti diversi nodi relativi alla fase applicativa: dovrà ora essere disciplinato in dettaglio attraverso un ulteriore decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, su proposta del Gse.

Gli incentivi

In vigore dal 27 ottobre, il decreto prevede incentivi per la costruzione di nuovi impianti di produzione di biometano sostenibile (da rifiuti organici o agricoli) o riconvertiti da precedenti produzioni agricole di biogas. Nello specifico parliamo di un contributo in conto capitale del 40% sulle spese ammissibili dell’investimento sostenuto; un incentivo sulla produzione, con tariffe differenziate sulla base dei costi degli impianti; contingenti di potenza annui messi a disposizione.
L’accesso agli incentivi avverrà tramite aste pubbliche competitive al ribasso sulle tariffe incentivanti che si svolgeranno dalla fine del 2022 al 2024.

Forsu, i numeri

Dal 2017, anno in cui il primo impianto associato al Consorzio italiano compostatori ha immesso i primi metri cubi (m3) di biometano in rete, la situazione è andata evolvendosi rapidamente. Secondo le stime del Cic, già oggi vengono immessi in rete 130 milioni di mc di biometano e biogas ottenuto da Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano). Sono in corso di realizzazione e avviamento impianti che porteranno il percorso di produzione nazionale di biometano a partire da rifiuti organici fino a 300 milioni di mc al 2025 e a traguardare la soglia di 1 miliardo di mc come potenzialità massima al 2030. Tra realizzazioni ex novo e soprattutto ammodernamenti, sono infatti pronti a diventare operativi più di 50 impianti di produzione di compost e biometano da frazione organica proveniente dalle raccolte differenziate.

Biometano e biogas ottenuti in agricoltura

Secondo il Consorzio italiano biogas il settore del biogas agricolo con più di 1700 impianti di biogas sul territorio nazionale rappresenta oggi circa l’88% del totale, con una potenza installata di 1014 MW. Grazie all’implementazione delle misure del Pnrr dedicate al settore, si stima entro il 2026 una produzione di oltre 4 miliardi di mc di biometano agricolo, pari a circa il 30% del totale forniture di gas naturale che viene importato dalla Russia. Ma volgendo lo sguardo al 2030 il potenziale identificato è ancora più ampio. Si parla di circa 6,5 miliardi di mc per il solo biometano agricolo.

Una risorsa per l’Italia

Il nostro Paese, già secondo in Europa per produzione di biogas e tra i principali al mondo, con un adeguato sistema legislativo a supporto potrebbe quindi raggiungere – in totale – una produzione di circa 8 miliardi di mc di biometano al 2030. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, il Decreto biometano rappresenta una prima importante misura. Serve ora attendere il provvedimento contenente le procedure applicative: un documento fondamentale che darà i dettagli sui bandi per poter accedere ai nuovi meccanismi.
“E’ necessario che il successivo decreto – ha commentato il presidente del Cib Piero Gattoni – preveda modalità di gestione degli impianti che minimizzino gli effetti dell’aumento dei costi delle materie prime, che supportino la possibilità di sviluppo del mercato del biometano negli usi finali e nel settore dei trasporti e che consentano di realizzare gli investimenti rispettando le strette tempistiche imposte dal Pnrr.”

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