L’etimologia della parola “Paradiso” trae origine da influenze persiane (“pairidaeza”) ed ebraiche (“pardes”), riallacciandosi al termine greco avente per significato originario il concetto di “Giardino recinto”; l’associazione più nota tra i termini di “Paradiso” e “Giardino” è probabilmente però quella riportata nella Bibbia, in cui il Paradiso Terrestre, luogo della creazione e dimora idilliaca in cui Adamo ed Eva si muovevano tra le meraviglie del creato, era identificato con il Giardino dell’Eden. L’idea quindi di un giardino come luogo di perfetta pace e di gioia, come l’incarnazione di tutto ciò di più alto a cui l’uomo possa aspirare, non è nuova nella cultura e nelle espressioni artistiche degli esseri umani.
Questa valenza di giardino come luogo incantato, posto quasi fuori dal mondo, diventa il contesto di riferimento per uno dei più bei romanzi italiani del dopoguerra: “Il giardino dei Finzi-Contini”, capolavoro di Giorgio Bassani. Nell’opera dello scrittore ferrarese, infatti, il Giardino rappresenta proprio quel luogo nettamente distinto dal resto, capace di eludere il dramma sociale delle legge razziali del ’38 e di allontanare gli orrori di una catastrofica guerra, ormai inevitabile.
La scelta dell’autore di collocare il giardino all’interno di un muretto, ossia di un confine tangibile e chiaro, sembra quasi riprendere la logica (ma non le motivazioni di fondo) del più tristemente famoso Muro di Berlino; il romanzo venne infatti pubblicato nel 1962, mentre la separazione delle due Germanie si materializzò nell’agosto del 1961. Qui però il muro è una sorta di anticamera di un universo nuovo, possibile, pacifico e gioioso, di un nuovo Eden, perché per l’Italia, l’Europa e il Mondo degli anni ’30, decennio stritolato fra una decade di totalitarismi e una caratterizzata dalla più immane carneficina della storia, una vita fatta di quotidiana normalità era di per sè un piccolo paradiso. E nel giardino di casa Finzi-Contini il giovane protagonista e gli altri personaggi del libro sembrano muoversi con disinvoltura tra le pieghe di un’epoca dolorosa, quasi dimentichi della tragedia che sta fermentando e che distruggerà intere generazioni.
E proprio in quel giardino il protagonista vivrà la magia delle sensazioni amorose, con tutto il loro carico di gioie e delusioni: la scoperta dell’amore, sebbene non corrisposto, impegnerà l’esistenza del giovane in quegli anni, nonostante tutto sereni e improntati alla bellezza del condividere le giornate, nonché una piccola porzione del cammino di crescita, con altri ragazzi. Sarà poi la guerra a svelargli la vera portata del dolore, spazzando via la sua adolescenza insieme alle vite di quei compagni di avventura, travolgendo le esistenze che, all’interno del giardino, provavano a costruire momenti di felicità pur sapendo che un amaro destino era lì in agguato, pronto a varcare i confini di quel piccolo paradiso terrestre per far piombare il mondo nell’inferno della guerra.
Ferdinando Morabito