Biometano, ovvero il metano italiano che è destinato a rifornire nel prossimo futuro le automobili a gas naturale. E’ ottenuto partendo dal biogas, che grazie ad un processo di raffinazione detto upgrading diviene praticamente uguale al carburante attualmente utilizzato in autotrazione. Mentre è in fase di completamento il quadro normativo, che spazia dalla produzione alla composizione del prodotto, dall’incentivazione alla commercializzazione c’è già chi si è portato avanti e ha compiuto passi importanti. E’ il caso di Acea Pinerolese, multiutility che gestisce una pluralità di servizi a favore di Comuni, aziende e cittadini. Tra questi, il trattamento dei rifiuti organici da raccolta differenziata di Torino e di buona parte del territorio provinciale.
Il Polo ecologico integrato, così si chiama il centro di trattamento, è il primo in Italia ad essere in grado di produrre biometano per uso domestico e per autotrazione ottenuto, per la prima volta in Italia, dai rifiuti organici delle città (Forsu).
Una proiezione recentemente elaborata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile prevede che al 2030, avviando a stabilizzazione anaerobica circa 9 milioni di tonnellate di Forsu, si otterranno circa 670 milioni di mc di metano. Una prospettiva di grande interesse per lo sviluppo delle auto a gas.
Ne abbiamo parlato con Marco Avondetto, Direttore del Settore Rifiuti di Acea Pinerolese.
Il vostro impianto è il primo in Italia a produrre biometano da Forsu. Ci racconta come e perché avete intrapreso questo cammino?
Il cammino è iniziato nel 2003. Siamo stati tra i primi in Italia ed anche su scala internazionale a realizzare ed avviare un sistema integrato di digestione anaerobica-aerobica. Ancora oggi la maggior parte degli impianti sul territorio nazionale effettua solo un trattamento aerobico, ovvero il compostaggio. Queste strutture sono in grado di realizzare un recupero di materia – il compost – ma non valorizzano il potenziale energetico dei rifiuti organici. Al Polo Ecologico, invece, ricaviamo da questi scarti anche il biogas, utilizzato per produrre energia elettrica e termica. Molti impianti in Italia si stanno orientando versa questa soluzione, che presenta molti vantaggi. I ragguardevoli risultati ottenuti ci hanno spinto a sondare ulteriori possibilità di valorizzazione del rifiuto organico. Il lavoro di ricerca è proseguito e ci ha condotti ad un nuovo traguardo: la produzione di biometano.
Avete stimato a regime quali quantitativi di metano per autotrazione potrebbe produrre il vostro impianto e quale tipo di fabbisogno soddisfare di conseguenza?
Se tutto il biogas prodotto al Polo Ecologico venisse trasformato in biometano, questo sarebbe sufficiente per alimentare oltre 2500 auto con un percorrenza annua di 20.000 km. Questo dato è puramente teorico in quanto una quota del biogas dovrebbe comunque essere utilizzato per le necessità energetiche degli impianti del Polo.
Il biometano da voi prodotto viene già utilizzato? Se sì per rifornire quali mezzi? Se no, perché?
Sono già stati eseguiti alcuni test sulla nostra flotta aziendale. Non appena la normativa lo permetterà, è nostra intenzione agire su due fronti: l’immissione in rete, considerando che Acea opera anche nella distribuzione gas, e l’utilizzo per autotrazione con la riconversione dell’intera flotta. Questa seconda prospettiva presenta per noi un duplice vantaggio, in quanto svolgiamo anche il servizio di raccolta rifiuti e siamo dotati di un nostro parco mezzi. A proposito dell’immissione in rete, è già stato siglato un accordo con L’Oreal di Settimo Torinese, interessata a sopperire alle proprie esigenze energetiche con fonti rinnovabili.
Quale strada avete scelto per la commercializzazione?
Siamo aperti a qualsiasi soluzione, sia nel campo dell’autotrazione che per l’immissione in rete, ma al momento siamo in attesa che vengano definiti alcuni elementi tecnici e normativi.
Un consiglio a chi volesse seguire il vostro esempio.
L’approccio iniziale è fondamentale. Fin dal principio abbiamo ragionato in un’ottica di sistema. Uno dei principali punti di forza del nostro Polo Ecologico è infatti l’integrazione tra gli impianti. Ciascuno di essi, anche se tecnologicamente avanzato, preso singolarmente non sarebbe completamente efficiente. La chiave è la visione di insieme. E questo approccio non si limita agli aspetti tecnologici, ma coinvolge anche le modalità di gestione e la comunicazione ai Cittadini. Ottenere il consenso della collettività è un aspetto cruciale. Per questo i nostri impianti sono stati realizzati con l’intento di essere aperti al pubblico: oggi ospitiamo annualmente più di 1.000 visitatori, che guardano con interesse non solo i vantaggi ambientali del Polo Ecologico, ma anche le ricadute economiche sul territorio.
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