Mantenere o magari incrementare i già elevati standard qualitativi del nostro vino, adeguando le viti ai nuovi scenari climatici e dotandole di resistenza genetica ai principali patogeni per ridurre così l’utilizzo degli agrofarmaci: questi sono gli obiettivi prioritari della viticoltura italiana che richiedono grande impegno alla ricerca.
Il CREA (ente di ricerca agroalimentare), si è confrontato a questo proposito con produttori, istituzioni, ricercatori nel corso di un incontro che si è tenuto ieri presso la sede del CREA Viticoltura, a Susegana (Treviso), moderato dalla prof.ssa Alessandra Gentile, commissario delegato CREA.
Al centro le nuove prospettive di ricerca per il miglioramento delle produzioni vitivinicole.
Mentre i francesi incentrano tutto sul terroir e i paesi emergenti si affidano al brand e ai costi ridotti, il modello viticolo italiano punta invece alla diversificazione produttiva, con gli oltre 500 vitigni iscritti al catalogo nazionale e coltivati grazie alla ricchissima variabilità di condizioni pedo/climatiche del nostro Paese. Il cambiamento climatico ha spinto la ricerca a trovare un nuovo modo di fare i vigneti (più attenzione al vitigno, al portinnesto, alla forma di allevamento) e di gestirli (benessere degli apparati radicali, gestione della parete vegetativa, utilizzo di macchine sempre più precise).
Ma è la genetica, sostiene il Crea, che può giocare un ruolo essenziale. “Grazie agli strumenti di miglioramento genetico – spiega l’ente in un comunicato – è possibile accelerare enormemente i tempi imposti dalle tecniche tradizionali (incrocio, selezione e mutagenesi). Queste nuove acquisizioni consentono di affrontare il miglioramento varietale, mediante l’uso di tecnologie che consentono di mimare quello che avviene attraverso l’incrocio o la mutagenesi , da sempre applicati alla vite, ma con tempi ridotti ed efficienza elevata.”
Per il miglioramento genetico delle principali colture agrarie, tra cui la vite, il Ministero delle Politiche Agricole ha messo a disposizione un finanziamento specifico.
“Le ricerche che vogliamo intraprendere – ha affermato Salvatore Parlato, commissario CREA – permetteranno di rendere le attuali varietà resistenti ai principali patogeni. Non sarà un percorso breve, ma si conoscono già alcuni geni di resistenza e si vogliono usare nel modo più “naturale” possibile. E’ una nuova frontiera, che si differenzia dal passato grazie ai recenti progressi delle metodologie genetiche. L’obiettivo è la riduzione dell’impatto ambientale dovuto ai trattamenti: anche questa fa parte della nuova via della viticoltura italiana”.
Al confronto hanno partecipato, tra gli altri, Vasco Boatto – Università di Padova; Fabio Brescacin – Presidente Ecornaturasì; Oscar Farinetti – Vino Libero; Angelo Gaja – Viticoltore; Stefano Masini – Coldiretti; Mario Pezzotti – Vicepresidente Società Italiana Genetica Agraria; Cinzia Scaffidi – Slow Food; Attilio Scienza -Università di Milano; Arturo Stocchetti – UVIVE; Domenico Zonin – Unione Italiana Vini; l’Assessore all’Agricoltura del Veneto Giuseppe Pan. Ha concluso i lavori il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
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