Insieme ad Austria, Francia, Belgio e Germania, l’Italia sta portando avanti una iniziativa per rendere più efficace la proposta di Regolamento Ue sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas naturale. Questo perché, ha spiegato la viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova nel corso dell’audizione in Commissione Attività produttive alla Camera, “l’approccio adottato dalla Commissione nella sua proposta è troppo rigido e difficilmente applicabile”.
“L’Italia ha raggiunto – ha detto la viceministro – in anticipo di sei anni il target del 17% di utilizzo delle fonti rinnovabili, fissato dall’Ue al 2020. Sarà il gas, tuttavia, a fare da ponte ancora per alcuni anni verso la completa decarbonizzazione dell’economia, ed è per questo che la sicurezza delle forniture, che ha ricadute innanzitutto sul nostro settore domestico fortemente metanizzato, è un tema ancora centrale”. La necessità di un nuovo Regolamento in materia (che va ad aggiornare quello del 2010) si è posta anche a seguito delle crisi del gas degli anni passati che, ha sottolineato la viceministro Bellanova, “il Mise ha gestito con efficacia, come dimostrano quelle del 2006, del 2009 e del 2012, che non hanno provocato alcuna interruzione del flusso nelle case. Questo perché il nostro Paese ha un sistema gas e piani di emergenza particolarmente efficienti”.
Il Regolamento proposto dalla Commissione europea individua un coordinamento più stretto a livello regionale con principi e standard fissati a livello UE, nonché la predisposizione di un risk assessment e un piano di prevenzione e di emergenza regionali, tutti da sottoporre alla revisione ed approvazione della Commissione stessa. Si propone inoltre, di rafforzare gli standard di fornitura nei confronti dei clienti protetti (in particolare quelli domestici) e di introdurre misure aggiuntive di trasparenza sui contratti di fornitura di gas nel caso in cui tali contratti possano influire sull’approvvigionamento dell’UE.
I Paesi “critici”, tra i quali il nostro, propongono una visione diversa del concetto di “solidarietà” tra Stati membri in caso di emergenza. “Mentre la proposta di Regolamento – ha spiegato Bellanova – prevede sostanzialmente misure di taglio della domanda negli Stati membri tenuti ad attuare misure di solidarietà verso altri Stati membri in emergenza, l’Italia suggerisce invece di attivare prioritariamente misure di incremento dell’offerta quali ad esempio: l’istituzione ex ante di fornitori di ultima istanza che intervengano in caso di emergenza; l’utilizzo condiviso degli stoccaggi di mercato e di quelli strategici (l’Italia potrebbe mettere a disposizione di altri Stati membri il proprio stoccaggio strategico); l’uso coordinato a livello regionale delle capacità dei terminali di rigassificazione di GNL oggi sottoutilizzati”. Solo qualora queste misure non diano gli effetti desiderati si potrebbe ricorrere al taglio della domanda.
Le altre “controproposte” riguardano la cooperazione regionale, centrale nel Regolamento poiché assicura l’efficacia delle misure; l’equilibrio di ruoli e responsabilità, la trasparenza e lo scambio di informazioni. Su quest’ultimo punto, ha detto Bellanova “l’equilibrio tra trasparenza e confidenzialità dei dati si individua innanzitutto definendo con chiarezza le informazioni indispensabili per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, evitando appesantimenti amministrativi per le imprese e la duplicazione delle informazioni. Mentre per quanto riguarda ruoli e responsabilità, l’equilibrio in vigore è considerato adeguato e non si vede la necessità di modificarlo”.
Sulla cooperazione regionale, il viceministro ha spiegato che “La proposta della Commissione prevede ambiti regionali su base geografica rigida; proponiamo in alternativa di redigere scenari di rischio e piani nazionali di emergenza legati a possibili eventi negativi a carico di una specifica infrastruttura. In questo modo verrebbero stabilite le misure ‘regionali’ da inserire poi nei Piani nazionali di emergenza degli Stati membri coinvolti a catena dall’evento o dalle contromisure adottate. L’inclusione nei piani nazionali delle misure regionali ne garantirebbe l’obbligatorietà”.