Il WWF chiede alle Commissioni Industria e Ambiente del Senato la radicale modifica o la cancellazione degli articoli dal 23 al 26 del Decreto Competitività. Secondo l’organizzazione ambientalista, se rimanessero, impedirebbero lo sviluppo dell’energia-fotovoltaica presente e futura, tagliando gli incentivi in modo retroattivo per gli impianti esistenti e uccidendo l’autoproduzione del futuro con i cosiddetti oneri di sistema, non dovuti dagli impianti di autoproduzione esistenti (80% fossili).
Anche il Direttore Esecutivo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), Maria van der Hoeven, in un recente convegno svoltosi al GSE, ha bacchettato il Governo italiano dichiarando testualmente: “Come la IEA ha detto già molte volte, politiche stabili e prevedibili sono essenziali se si vuole che il mercato abbia la fiducia necessaria per fare investimenti. Non c’è nulla che danneggi di più gli investimenti che i cambiamenti improvvisi, specialmente quelli retroattivi che colpiscono gli investimenti fatti in passato”. Aggiungendo: “Questo ha un impatto non solo sugli investimenti passati, ma sull’economia tutta”.
Il WWF ritiene non veritiera la presentazione, definita propagandistica, del provvedimento come “taglia-bollette”, in quanto i benefici non riguarderanno affatto le famiglie. Inoltre, come rilevato dalla CGIA di Mestre, il provvedimento non produrrà nessun beneficio per l’85% delle imprese e dei lavoratori autonomi presenti in Italia: almeno 4 milioni di attività economiche non potranno godere dei suoi effetti dato che riguardano solo le utenze collegate con una potenza impiegata superiore a 16,5 kW.
Diverse le conconsiderazioni messe nero su bianco dal WWF, a partire dal fatto che le rinnovabili hanno contribuito alla riduzione del prezzo di mercato dell’energia. Ancora, un recente, ulteriore studio del CNR stima in 4,6 miliardi di euro il risparmio dovuto al solo fotovoltaico nel periodo 2010-2013. Solo negli ultimi 12 mesi del periodo considerato il solare ha prodotto risparmi per 1,6 miliardi, equivalenti a quasi il 30% dell’ammontare annuale degli incentivi in quel periodo. Il legislatore, sostiene il WWF, dovrebbe intervenire con modifiche del mercato elettrico atte a rendere maggiormente fruibili dal consumatore, non dai distributori e dagli intermediari, tale risparmio, dal momento che è frutto anche di una leva posta in essere dal Governo e dal Parlamento Italiano.
Il cambio retroattivo delle regole interesserebbe ben 11 dei 18 mila MWp di impianti fotovoltaici installati in Italia, mettendo a rischio oltre il 60% della produzione di energia elettrica fotovoltaica italiana, pari a quasi il 5% della copertura della produzione elettrica nazionale, una produzione pulita e totalmente indipendente da importazioni di combustibile dall’estero.
Secondo il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, le misure si configurano come retroattive e quindi danno adito ad ampi margini di incostituzionalità.
Il WWF ritiene molto grave il fatto che il provvedimento introduca una tassa per le reti private (Seu, Riu) e per l’autoproduzione di elettricità, ovvero per la parte di energia prodotta che gli impianti non scambiano con la rete. Saranno proprio le energie del futuro, gli impianti solari e da rinnovabili, a pagare più degli impianti inquinanti (80% di quelli esistenti), penalizzando famiglie, condomini e piccole e medie imprese. Non solo: gli energivori che volessero scegliere il fotovoltaico, sarebbero frenati dal farlo.