Le sei principali università europee nel campo della bioeconomia puntano ad unire le forze per sviluppare attività di ricerca, didattica e innovazione in questo settore. A partire da un’iniziativa dell’Università di Hohenheim (Germania), gli atenei coinvolti hanno posto le basi per la nascita del consorzio “European Bioeconomy University”: un’iniziativa che punta a rendere l’economia europea più efficiente sotto il profilo delle risorse, sostenibile, competitiva e fondata su una prospettiva circolare.
Lo ha comunicat in una nota l’ateneo bolognese, coinvolto nell’iniziativa.
Per l’Unione Europea, la presenza di una bioeconomia basata sulla conoscenza svolge un ruolo chiave ad esempio nello sviluppo di nuove colture per alimenti, mangimi e per l’industria, di nuovi prodotti come bioplastiche e prodotti chimici estratti da risorse rinnovabili, di colture adattate ad affrontare i cambiamenti climatici e di energia prodotta da biomassa. Nel 2012 l’Unione Europea ha presentato la sua Bioeconomy Strategy, aprendo così la strada a un’economia sostenibile e orientata al futuro, basata su risorse rinnovabili. La nuova roadmap della UE per il 2018 indica la chiara volontà di promuovere ulteriori sviluppi in questa direzione. E una strategia esiste anche in Italia.
“European Bioeconomy University”: è il nome sotto al quale collaboreranno le sei università europee leader nel campo della bioeconomia. Gli atenei partecipanti sono: Università di Bologna (Italia), University of Eastern Finland (Finlandia), University of Hohenheim (Germania), AgroParisTech – Paris Institute of Technology for Life, Food and Environmental Sciences (Francia), University of Natural Resources and Life Sciences, Vienna (Austria) e Wageningen University and Research (Paesi Bassi).
“Il campo della bioeconomia comprende una serie di sfide importanti: la rapida crescita della popolazione mondiale rende più difficile garantire la sicurezza alimentare, e allo stesso tempo le risorse naturali devono essere utilizzate in modo sostenibile. L’economia europea è ancora molto dipendente dai combustibili fossili: la bioeconomia potrebbe cambiare questo scenario, contribuendo allo stesso tempo alla mitigazione dei cambiamenti climatici.”
Una bioeconomia sostenibile e basata sulla conoscenza andrebbe a vantaggio anche dell’economia europea. “Il settore impiega oggi oltre 18 milioni di posti di lavoro, e c’è il potenziale per creare almeno un altro milione di lavori “green” entro il 2030: nuovi posti di lavoro orientati al futuro e pensati per le giovani generazioni europee, che permetterebbero anche di rafforzare la competitività internazionale dell’Unione Europea. La bioeconomia, insomma, va a beneficio dell’ambiente, dell’economia e della società e promuove anche la transizione verso la sostenibilità.”
I sei atenei della “European Bioeconomy University” puntano su tre pilastri essenziali per la transizione verso la bioeconomia: alla base c’è l’attività di ricerca, poi una didattica di eccellenza, fondamentale per sviluppare l’enorme potenziale della futura bioeconomia, e infine l’innovazione, imprescindibile per trasformare i risultati delle attività di ricerca in nuove tecnologie, servizi, prodotti e imprese.
La “European Bioeconomy University”, spiega Unibo in un comunicato, sarà un nuovo think tank che guarda al futuro dell’Unione Europea. I campi di attività dei sei atenei partecipanti comprendono tutte le aree della bioeconomia, dall’agricoltura all’alimentazione, dalla silvicoltura alla sostenibilità ambientale, passando per le applicazioni industriali e le biotecnologie, fino agli aspetti economici e sociali legati a questo settore. La “European Bioeconomy University” può dare un contributo importante alla nascita di una bioeconomia basata sulla conoscenza in Europa, contribuendo ad accelerare questo processo.