Mercoledì 5 febbraio il Parlamento europeo ha votato una risoluzione approvata a larga maggioranza con la quale invita i Paesi membri e la Commissione Europea ad assumere decisioni più stringenti e ambiziose rispetto agli obiettivi del pacchetto energia-clima proposti dalla stessa Commissione solo pochi giorni fa. Nel confermare il taglio del 40% delle emissioni di CO2, i deputati europei chiedono un obiettivo del 30% per le energie rinnovabili e un obiettivo del 40% di efficienza energetica entro il 2030, nell’ambito della nuova politica sul cambiamento climatico a lungo termine dell’UE.
Per i deputati, la comunicazione della Commissione è miope e poco ambiziosa su una serie di punti, in particolare per quanto riguarda la mancanza di obiettivi nazionali per le energie rinnovabili e di qualsiasi nuova azione significativa per incentivare l’efficienza energetica. “Se vogliamo ridurre le nostre importazioni di energia dobbiamo produrre di più in Europa , facendo un uso migliore e più efficiente delle nostre risorse”. Lo ha detto il co-relatore per la Commissione ambiente, Anne Delvaux, che aggiunge: “Se abbiamo un mix energetico ampio, con una maggiore efficienza energetica, questa è l’opzione migliore per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, per favorire le nuove tecnologie e l’innovazione, creare posti di lavoro e cambiare le nostre economie in economie più verdi. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di tre obiettivi vincolanti”.
Aiel, l’ Associazione Italiana Energie AgroForestali, plaude alle posizioni assunte dal Parlamento europeo. Rispetto alle preoccupazioni sull’impatto per l’economia derivante dall’adozione di questi obiettivi (la mozione è stata approvata da 341 sì, 263 no, 26 astenuti), spiega in una nota, ha prevalso la necessità di dare risposte efficaci ai cambiamenti climatici inequivocabilmente in atto e alle ripercussioni altrettanto evidenti.
In realtà, prosegue l’Aiel, il confronto politico interno al Parlamento europeo e tra gli Stati membri sta proprio qui. Da un lato c’è chi sostiene che in questo quadro di crisi economica l’adozione di scelte troppo vincolanti sulla riduzione delle emissioni, sull’aumento delle rinnovabili, sulla crescita di strumenti di efficienza energetica rappresentino un costo eccessivo che potrebbe deprimere le possibilità di ripresa. Sul fronte opposto ci sono le tesi di chi afferma che le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici collegate alla crescita dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili possono invece rappresentare una straordinaria occasione di sviluppo, di occupazione, di riqualificazione del territorio.
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