Un’analisi condotta da Avvenia, player italiano nell’ambito dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale, ha decretato il primato mondiale dell’Italia nel perseguimento della strategia energetica più efficiente. Ottimi risultati anche per Francia e Germania, mentre la Cina conferma al 2030 investimenti per oltre 1.400 miliardi di euro.
Utilizzando una metodologia che consente di valutare i risultati quantificabili nei 3 settori chiave di ogni Paese: industria, trasporti ed edilizia, gli analisti di Avvenia hanno valorizzato come e con quanta efficienza viene usata l’energia in ciascun Paese.
I dati sono stati elaborati basandosi su fonti quali l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la Banca Mondiale, la CIA (The World Factbook) e sono stati integrati con proiezioni ed altri tipi di rilevazioni realizzate da Avvenia ad hoc per questa graduatoria «operando una combinazione delle migliori stime disponibili per rappresentare una vasta gamma di fattori che misurano l’efficienza energetica di ciascun Paese» spiega l’ingegner Giovanni Campaniello, fondatore e amministratore unico di Avvenia.
La valutazione di Avvenia per l’efficienza energetica globale del 2017 ha così permesso di ottenere una classifica che vede l’Italia al primo posto con 92 punti su 100, seguita da Francia al secondo posto con 89 punti, Germania al terzo posto con 86 punti, Regno Unito al quarto posto 83 punti e Giappone al quinto posto con 78 punti.
Poi ancora seguono il Canada (71 punti), l’Australia (65 punti), gli Stati Uniti (54 punti), la Russia (48 punti), la Cina (33 punti), l’India (30 punti) ed il Brasile (28 punti).
Per l’Italia, le proiezioni per il 2017 di Avvenia mettono in evidenza una riduzione delle emissioni del 24% rispetto a 7 anni fa. Secondo Avvenia, nel Belpaese sono state implementate misure tra le più efficaci al mondo per il miglioramento dell’efficienza energetica.
«Merito soprattutto delle grandi realtà industriali ma anche delle piccole e medie imprese che per rimanere competitivi hanno puntato sull’efficienza energetica» commenta l’ingegner Giovanni Campaniello.
Nel nostro Paese, inoltre, anche il consumo finale di energia si conferma tra i più bassi in Europa e nel mondo, con un valore pro-capite pari a 2,2 tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), mentre nel Regno Unito questo valore sale a 3,2 Tep, in Francia a 3,6 Tep e in Germania a 3,7 Tep.
In quanto a valori assoluti calcolati in milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) a consumare di più è la Germania con 300 Mtep di consumo di energia primaria stimato da Avvenia per il 2017, seguita dalla Francia a quota 240 Mtep e dal Regno Unito a quota 205 Mtep.
Francia e Germania hanno però comunque ottimizzato la loro curva di riconversione in ambito energetico e riescono così a posizionarsi al secondo e terzo posto, molto più avanti del Regno Unito, del Giappone e perfino di Canada, Australia e Stati Uniti. «Oggi più della metà delle imprese americane non investono più in efficienza energetica e non avvertono minimamente questa esigenza» commentano gli analisti di Avvenia.
Guardando ad Oriente, invece, la migliore performance secondo il Ranking 2017 di Avvenia è quella del Giappone (78 punti), uno dei Paesi più energivori al mondo, che ha puntato ad un target di riduzione dei consumi energetici del 10% entro il 2030. Come in Germania, anche in Giappone la politica energetica tende a ridimensionare le quote atomiche a favore dell’eolico e del solare.
Più difficile, infine, la situazione della Cina che totalizza appena 33 punti nel Ranking 2017 di Avvenia e che, preceduta dalla Russia a 48 punti, chiude la classifica insieme all’India (30 punti) ed al Brasile (28 punti).
«Il Paese asiatico soffre un vero e proprio crack ambientale, con una situazione drammatica, soprattutto nelle grandi aree urbane» puntualizzano gli analisti di Avvenia. Un drammatico quadro ambientale causato da centrali a carbone che sono rimaste le più inquinanti del mondo.
Il governo cinese ha cercato di porre rimedio a questa situazione, ma per il momento vi sono solo tanti obiettivi eccessivamente ambiziosi e non del tutto credibili per un Paese che dovrà necessariamante raddoppiare la sua capacità energetica entro il 2030.
Le fonti energetiche cinesi al 2030 così come annunciate dal governo prevedono una quota carbone che dovrebbe scendere dall’attuale 68% al 44%, con più la metà dei nuovi impianti che dovrebbero essere ad energia rinnovabile per un investimento annunciato di oltre 1.400 miliardi di euro. Ma gli analisti di Avvenia, così come molti altri esperti indipendenti, sono convinti che in Cina i danni ambientali derivati dal carbone sono destinati ad intensificarsi nei prossimi anni.