Dissesto idrogeologico, in Italia rischi in 6.633 Comuni

Dissesto idrogeologico, in Liguria a rischio il 98% dei Comuni
Dissesto idrogeologico, in Liguria a rischio il 98% dei Comuni

In Liguria il 98% dei comuni ha parte del territorio a rischio idrogeologico per un totale di circa centomila persone che vivono in “zone rosse”. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti dell’ondata di maltempo in Liguria e a Genova che ha anche provocato la caduta di una frana sui binari della linea ferroviaria Genova-Ovada. Il maltempo si è manifestato in Liguria con violente bombe d’acqua dopo un calo record di quasi l’80% delle precipitazioni, rispetto alla media nel mese scorso, che hanno reso il territorio piu’ vulnerabile. Per Coldiretti l’alluvione conferma la pericolosità dei cambiamenti climatici che si manifestano con eventi estremi che si susseguono mettendo a dura prova la capacità di assorbimento dei terreni e favorendo quindi le alluvioni. Un pericolo che riguarda in realtà l’intera penisola dove ci sono ben 6633 i comuni in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico (l’82% del totale) con più di 5 milioni di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate pericolose per frane ed alluvioni.

I cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con trombe d’aria, grandinate e vere e proprie bombe d’acqua, si abbattono su un terreno reso piu’ fragile dalla cementificazione e dell’abbandono delle aree marginali, ma anche della mancanza di programmazione adeguata che valorizzi il ruolo di chi vive e lavora sul territorio come gli agricoltori. A questa situazione – denuncia la Coldiretti – non è infatti certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo  sbagliato ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni. 2,15 milioni di ettari di terra coltivata determinante nel mitigare il rischio idrogeologico. Ogni giorno – conclude la Coldiretti – viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento che non riesce ad assorbire la violenta caduta dell’acqua. 

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