“L’educazione al gusto e la salute del nascituro, iniziano già nella pancia della mamma, ecco perché l’alimentazione in gravidanza e nei primi mesi di vita determina quello che saremo da adulti.”
E’ la premessa della dottoressa Renata Alleva, PhD in Biochimica Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Ricercatore presso IRCCS Rizzoli di Bologna, durante il suo intervento in occasione di “Crescere bio: una corretta alimentazione passa da un’educazione al gusto vero fin dai primi mesi”, evento promosso da Alce Nero (marchio che caratterizza i prodotti di oltre mille agricoltori biologici e apicoltori) in occasione della presentazione della nuova linea a vocazione biologica dedicata ai più piccoli, Generazione Bio.
L’epigenetica, infatti, spiega come alcuni componenti alimentari, tra cui zuccheri, grassi, eccessi calorici, pesticidi, additivi e coloranti, influenzino il DNA del feto e del neonato, nel periodo dell’allattamento e svezzamento.
“Durante la gravidanza – prosegue Alleva – i fattori di rischio della dieta sono due: quantitativo e qualitativo. Un eccesso di peso pre-gravidico o durante la gravidanza sono fattori di rischio sia per il parto che per patologie successive come l’obesità infantile. Il cibo spazzatura in gravidanza determina già il gusto e la dipendenza futura. La mamma esposta a pesticidi in gravidanza, ne ha una elevata concentrazione nel sangue e nelle urine, che trasmette attraverso la placenta al feto: questo meccanismo può ripetersi per diverse generazioni a causa della persistenza di alcuni pesticidi organici. L’eccesso di apporto proteico è, fin dall’inizio, un altro fattore di rischio obesità in età adulta. Anche un eccesso di sodio e di zucchero hanno effetti negativi sia nel lungo sia breve termine. La qualità dell’alimentazione nella famiglia è indispensabile per determinare un corretto futuro, i bimbi sono i più esposti: scegliere bio, ed avvicinarsi fin da piccoli alla cultura alimentare biologica è importante per la salute dell’ambiente e quindi dell’uomo”.
Attenzione all’alimentazione anche secondo il Professor Sergio Bernasconi, Ordinario di Pediatria e Direttore della Clinica Pediatrica Università di Parma: “Dai 0 ai 3 anni stomaco, fegato e reni sono gli organi più esposti e nel bimbo sono diversi, anche i sistemi enzimatici sono nettamente inferiori, così come la capacità di eliminazione. Ecco perché le contaminazioni chimiche e microbiologiche possono determinare seri problemi. Per tutto l’arco evolutivo ci sono modificazioni del sistema corporeo e metabolico molto significative. Il biologico come tutela è rilevante in tutte le fasi di crescita. Negli ultimi anni, oltre alla sensibilità verso le problematiche nutrizionali, la pediatria ha iniziato a porsi il problema degli effetti delle contaminazioni ambientali sull’organismo infantile, ci sono tonnellate di sostanze chimiche immesse ogni anno nell’ambiente. Da un punto di vista scientifico si conoscono gli effetti solo di una piccolissima parte di queste, però ci sono studi e ricerche che testimoniano come certe sostanze chimiche possano agire sull’espressione del gene e determinare eventuali danni futuri”.