“I cambiamenti climatici colpiscono settori chiave della nostra economia e della nostra agricoltura. Anche gli insediamenti produttivi sono messi frequentemente a grave rischio dalle conseguenze di quelli che sono i mutamenti, quindi da siccità e inondazioni. Alla riduzione delle emissioni, quindi, vanno associate misure per il cosiddetto adattamento al nuovo clima. Per decarbonizzare serve un percorso dove non basta un provvedimento o un decreto, serve una politica integrata che ci accompagni senza traumi verso una società a basse emissioni.”
E’ quanto ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin intervenuto con un messaggio video al convegno “Cambiamenti climatici: comprendere gli eventi e le loro dinamiche per assumere scelte efficaci”, che si è svolto a Bologna al Museo del Patrimonio Industriale il 19 aprile, organizzato dalla Commissione Sostenibilità di Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna, con il patrocinio degli Ordini degli Ingegneri delle province di Ferrara e Ravenna nell’ambito delle iniziative dell’Earth Day.
“La posizione espressa dal ministro Pichetto Fratin – ha dichiarato l’ingegner Roberto Pettinari, responsabile Commissione Sostenibilità e Infrastrutture per Ambiente, Territorio, Energia di Federmanager Bologna-Ferrara-Ravenna e moderatore del convegno – è in linea con la filosofia che guida la nostra commissione: abbiamo infatti voluto portare il nostro contributo con un momento di approfondimento dedicato al cambiamento climatico partendo dall’analisi dei dati.”
Tra le misure per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici il ministro Pichetto Fratin, insieme al Piano nazionale di adattamento, il PNACC, con le sue 361 misure e alle comunità energetiche, ha citato l’imminente approvazione, prevista entro il giugno di quest’anno, del Piano nazionale integrato energia e clima, “una grande programmazione della transizione senza demagogia, aderente alla realtà” che tiene conto “del nostro sistema economico, del nostro sistema industriale, del nostro sistema sociale.”
Per attuale le politiche è indispensabile la conoscenza dei processi
A dare un quadro dell’attuale scenario il professor Teodoro Georgiadis, Fisico dell’Atmosfera del CNR, nonchè Academic Member Athens Institute for Education and Research, che ha sottolineato: “Il problema del cambiamento climatico e delle sue possibili mitigazioni e adattamento agli impatti è uno dei più impellenti temi delle agende scientifiche e politiche mondiali.”
“Senza ombra di dubbio – ha proseguito Georgiadis – vi è una estrema concordanza scientifica nell’attribuzione alle attività umane degli effetti attualmente riscontabili sugli ecosistemi. Nel quadro mondiale delle politiche di lotta ai cambiamenti climatici il ruolo europeo, seppur le emissioni rappresentino solo qualcosa intorno al 10%, è particolarmente rilevante. Questo ruolo impone scelte anche economiche e quindi la scienza deve essere in grado di ipotizzare scenari realistici per il futuro così da non vanificare tempo e risorse. Un approccio coerente deve risultare efficacie e non ideologico; la risposta a questa necessità di coerenza viene fornita dalla scienza attraverso le misure del cambiamento e dai modelli climatici, e a questi ultimi viene richiesto di fornire scenari per il futuro prossimo ed il futuro lontano. Quanto più i modelli saranno in grado di rappresentare la realtà tanto più sarà possibile attuare quelle azioni di adattamento e mitigazione per mettere in sicurezza il nostro ecosistema.
Il servizio meteorologico dell’Aeronautica militare al servizio della collettività
Il colonnello Luca Graniero, Stato Maggiore Aeronautica, è intervenuto in rappresentanza del generale Luca Baione, Capo Ufficio Generale Aviazione Militare e Meteorologia, Rappresentante permanente d’Italia presso l’Organizzazione Meteorologica Mondiale e Consigliere Esecutivo OMM: “Per affrontare le criticità legate alla crisi climatica dobbiamo agire su due livelli: uno di adattamento per gestire gli eventi ormai inevitabili e che costituiscono la nuova normalità e uno di mitigazione per evitare che si arrivi a fenomeni che diventino ingestibili. Per fare questo l’Aeronautica militare unisce tutte le eccellenze istituzionali, ma anche quelle che fanno capo a centri di ricerca, fondazioni e mondo accademico. In particolare per il cambiamento climatico, nell’ambito del monitoraggio dell’atmosfera, l’A.M. ha un Centro di assoluto rilievo internazionale presso Monte Cimone, in provincia di Modena, inserito nell’ambito del Global Atmosphere Watch, network mondiale sotto l’egida dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Tale Centro, che fa parte di una rete di 31 stazioni nel mondo, raccoglie ed analizza da decenni dati fondamentali per lo studio dei cambiamenti climatici e collabora scientificamente con il CNR-ISAAC, il quale ha un presidio sempre presso Monte Cimone.”
“In fase avanzata – ha evidenziato Graniero – la progettazione e la realizzazione di un Campus per il clima rivolto a studenti universitari, di licei e scuole superiori con aule per la teoria alla Rocca di Sestola e corsi pratici in vetta al Monte Cimone presso l’Osservatorio AM e Cnr-IsAC. I corsi saranno aderenti ai dettami dell’OMM. Potrà essere aperto anche come summer school per studenti di licei o scuola superiore. Il Campus entrerà a far parte del concetto di Global Campus portato avanti dall’OMM.”
Strategie infrastrutturali e gestionali in ambito servizio idrico integrato
L’ingegner Francesco Maffini, responsabile Asset Management Direzione Acqua Gruppo HERA, ha portato il caso concreto della gestione del servizio idrico integrato. “Gli effetti del cambiamento climatico sono chiari ed evidenti, ricordiamo il deficit pluviometrico nel Nord Italia tra la fine del ‘21 e l’agosto del ‘22 per una riduzione pari al 60%. Per fronteggiarlo un ruolo centrale è dato dal Know How di esperienze, conoscenze, studi ed applicazioni di cui dispone un Gruppo Industriale come Hera. Il contrasto al cambiamento climatico si attua con strategie di adattamento impermeate sulla economia circolare, e ciò è senza dubbio accelerato dalle opportunità dell’essere gestori di tutti i servizi a rete nel medesimo territorio. Fondamentale e imprescindibile il ruolo che oggi deve avere da protagonista la digitalizzazione dei servizi abbinata anche all’impiego di algoritmi di intelligenza artificiale per prevenire disservizi e pianificare al meglio gli interventi infrastrutturali prioritari. La realizzazione di questi ultimi deve essere fatta garantendone la sostenibilità economico finanziaria nel lungo periodo in funzione di dimensioni e organizzazione industriale del Gestore del servizio idrico. Il tutto non può prescindere da un cambio di paradigma nella gestione del servizio idrico estendendola a monte e a valle dell’attuale perimetro del servizio idrico: da invasi e opere primarie di captazione al riuso delle acque reflue. Azioni congruenti e coordinate che possono assicurare resilienza al di là di perimetri amministrativi.”
Serve un approccio scientifico ragionato, a fronte di sistemi complessi dalle molte variabili
Ha ribadito la necessità di operare in modo scientifico anche l’ingegner Massimo Kolletzek, Commissione S.I.A.T.E. Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna, esperto di Sistemi di Trasporto Aereo, Mobilità ed Energia.
“Il tema del cambiamento climatico viene spesso trattato nella comunicazione in termini di eccessiva banalizzazione e semplificazione, generando percezioni superficiali e spesso estremizzate con visioni da un lato catastrofiste e dall’altro di negazione dei fenomeni. Occorre piuttosto un approccio scientifico ragionato, a fronte di sistemi altamente complessi dalle molte variabili.
Partendo da analisi e dati prodotti dai maggiori organismi mondiali, quali IPCC, IEA, WMO, AEA, emerge il peso reale da attribuire alla componente antropica delle diverse regioni economiche sulla globalità dei fenomeni e le conseguenti necessità di intervento. Serve quindi un approccio orientato a bilanciare il processo di adattamento con una transizione in sintonia con l’evoluzione tecnologica e la ingegnerizzazione dei sistemi, senza penalizzare lo sviluppo sociale ed economico la cui limitazione ridurrebbe la disponibilità delle risorse necessarie a fronteggiare i problemi che si vogliono affrontare. Lo dobbiamo alle generazioni future.”
Di cosa parliamo quando parliamo di ambiente?
Infine su “L’ambiente della parola” è intervenuta la dottoressa Caterina Giannelli, analista, scienziata della parola e brainworker.
“La ‘questione ambientale’ si avvale di parole, che spesso sono gravide di luoghi comuni per certificare un’unica e uniformante rappresentazione dell’ambiente, guidata dalla paura come strumento per il mondialismo. È per questa via che il significante “terra” viene assimilato a quello latino terreo, atterrisco, faccio tremare, da cui terror, paura che scuote (da tremō).
Ma l’ambiente è una struttura della parola. Ecco perché sono fatui gli Ismi che ne preconizzano la fine. L’ambiente non è naturale: come già notava Leonardo, ‘sono varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura’. La questione ambientale, scevra dalle ideologie che le parole dell’uso comune veicolano (es. catastrofe ambientale), indica come siano ben altri i modi per intendere di cosa parliamo quando parliamo di ambiente.”