La Camera ha dato il primo via libera al disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo ed il riuso del suolo edificato”. Ne ha dato notizia il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che in una nota ha riassunto i principali contenuti.
Il testo, sottoliena il Ministero, in linea con gli obiettivi dell’Ue di azzerare entro il 2050 il consumo del suolo, punta a valorizzare e proteggere il territorio, con particolare attenzione alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica per promuovere e salvaguardare l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, contenendo i consumi e limitando il rischio idrogeologico.
Vengono fissati, inoltre, i criteri del riuso del suolo edificato e della rigenerazione urbana.
I dati sul consumo del suolo in Italia sono allarmanti: dagli anni ’70 la superficie coltivata è diminuita del 28%, 5 milioni di ettari di superficie agricola persa negli ultimi 30 anni, pari a oltre 80 campi da calcio al giorno, ovvero una superficie equivalente a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme. Dal 1950 ad oggi la popolazione è cresciuta del 28%, la cementificazione del 166%. La continua perdita di terreno agricolo porta l’Italia a dipendere sempre più dall’estero per l’approvvigionamento di risorse alimentari; attualmente l’auto approvvigionamento alimentare è pari all’80-85%. Ogni giorno in Italia vengono impermeabilizzati 100 ha di terreni naturali pari a oltre 80 campi da calcio; dagli anni ‘50 ad oggi sono stati impermeabilizzati 1,5 milioni di ettari – una superficie pari alla Calabria (ISPRA). Il 6,7% è costituito da superfici edificate (ISTAT) e la Pianura padana, ovvero l’area agricola più vasta e produttiva della penisola italiana, ha una percentuale media di superfici edificate pari al 16,4% del territorio (ISTAT).
Nella classifica delle regioni “più consumate”, secondo i dati ISPRA 2015, al primo posto Lombardia e Veneto (circa il 10%). Monza e Brianza ai vertici delle province più cementificate. I comuni delle province di Napoli, Caserta, Milano e Torino oltrepassano il 50%, raggiungendo anche il 60%.
In questo quadro, secondo quanto previsto nel disegno di legge, il Mipaaf, di concerto con i dicasteri dell’Ambiente, dei Beni e delle attività culturali e del turismo e delle Infrastrutture e trasporti, ha il compito di indicare con un apposito decreto la riduzione progressiva vincolante di consumo del suolo a livello nazionale.
“L’Italia ha bisogno di questa legge – ha affermato il Ministro Maurizio Martina – anche per colmare un gap rispetto ad altri Paesi, tutelando la nostra agricoltura, conservando il paesaggio, che è uno dei nostri punti di forza assoluti, e stimolando anche l’edilizia di riuso e la rigenerazione urbana con il recupero di aree già occupate e strutture già esistenti. L’approvazione di oggi alla Camera è un passo concreto in avanti verso un provvedimento che attendiamo da troppo tempo. Andiamo avanti, in linea anche con gli impegni presi ad Expo con la Carta di Milano che richiama proprio i Governi a rafforzare le leggi in favore della tutela del suolo agricolo.”
Coldiretti ha già espresso il suo apprezzamento, facendo notare che l’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia del 28 per cento della terra coltivata per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari.
Solo due piante da frutto su tre – sottolinea la Coldiretti – si sono salvate negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti, che rischiano di far perdere all’Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. La situazione non è migliore per le fattorie da dove sono scomparsi 2 milioni di animali tra mucche, maiali e pecore negli ultimi dieci anni con il pericolo di estinzione per le razze storiche e lo spopolamento delle aree interne e montane, ma a rischio c’è anche il primato dell’enogastronomia Made in Italy con la dipendenza dall’estero che per carne, salumi, latte formaggi che è vicina al 40%. Minacciate di estinzione – precisa la Coldiretti – sono ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione. Su un territorio meno ricco e piu’ fragile per il consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato è che sono saliti a 7.145 i comuni italiani, ovvero l’88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Di questi 7.145 comuni, viene specificato nel documento, 1.640 hanno nel loro territorio solo aree a derivata propensione a fenomeni franosi, 1.607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3.898 quelli in cui coesistono entrambi i fenomeni. Le regioni con il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico sono sette: Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste si aggiungono Calabria, provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia – sostiene la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola. Per questo – conclude la Coldiretti – insieme alle giuste norme occorre combattere concretamente i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente.
Critico invece il Movimento 5 Stelle. «Con la legge sullo stop al consumo di suolo volevamo mettere un freno e bloccare la cementificazione selvaggia ed inutile del nostro Paese. Come al solito, cercare di trovare una soluzione con la maggioranza è stato inutile – ha detto in Aula Masismo De Rosa, deputato M5S in Commissione e firmatario di una proposta di legge ad hoc – Dall’alto sono calate le modifiche e sono state inserite norme per cementificare più agevolmente le aree agricole. Siete riusciti a trasformare la legge che oggi votiamo in una legge che incentiva il consumo di suolo agricolo e deregolamenta la disciplina urbanistica per intere sezioni delle nostre città che definite aree di rigenerazione urbana».
«Ci è stato detto in Aula che dovremmo rileggerci la legge – risponde al Pd Massimo De Rosa – non è il Movimento Cinque Stelle che deve rileggersi la legge e capirla. Le associazioni ambientaliste e Salviamo il Paesaggio hanno fatto critiche analoghe alle nostre. Le questioni sono due: o il movimento di cittadini e la società civile non capiscono nulla oppure la maggioranza ha portato avanti una legge negativa per tutto il Paese».
COSA PREVEDE LA LEGGE
PER LA PRIMA VOLTA SI DEFINISCE IL CONSUMO DI SUOLO NELL’ORDINAMENTO ITALIANO – Per la prima volta vengono fissate le definizioni di:
– consumo del suolo, la variazione tra il suolo non consumato e quello consumato;
– impermeabilizzazione, il cambiamento della natura o copertura del suolo attraverso interventi che non siano connessi all’attività agricola tali da eliminarne la permeabilità;
– superficie agricola, naturale o seminaturale, ovvero terreni agricoli secondo gli strumenti urbanistici e altre superfici non impermeabilizzate;
– area urbanizzata, la parte del territorio formata dai centri storici, aree edificate con continuità a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, parchi urbani, lotti e spazi inedificabili interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria;
– rigenerazione urbana, l’insieme di interventi urbanistici, edilizi nelle aree urbanizzate, compresi gli interventi volti a favorire l’insediamento di attività di agricoltura urbana come gli orti urbani e gli orti didattici.
DIVIETO DI CONSUMO DI SUOLO IN PRESENZA DI ALTERNATIVE – Il consumo del suolo è consentito esclusivamente nei casi in cui non esistano alternative di riuso e rigenerazione delle aree già urbanizzate.
REGISTRO MIPAAF DEGLI ENTI LOCALI VIRTUOSI – Prevista l’istituzione, presso il Ministero delle politiche agricole, di un registro dove sono iscritti i Comuni che hanno adeguato i propri strumenti urbanistici a quanto stabilito dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano in ordine alla riduzione quantitativa di consumo di suolo e ai criteri e modalità da rispettare nella pianificazione urbanistica comunale e nei quali non è previsto consumo di suolo agricolo o è prevista la riduzione del consumo di suolo superiore alla quantità definita dalla Regione di appartenenza.
MORATORIA – Assicurata la sospensione delle trasformazioni che comportano nuovo consumo di suolo, in attesa che i meccanismi disegnati dal disegno di legge entrino pienamente in funzione. La disciplina transitoria va applicata dalla data di entrata in vigore della legge e fino all’adozione dei provvedimenti di attuazione della riduzione del consumo del suolo, non oltre il termine di 3 anni.
FINANZIAMENTI STATALI E REGIONALI PER I COMUNI – Attribuita la priorità ai Comuni, iscritti nel registro degli Enti locali, nella concessione di finanziamenti statali e regionali finalizzati agli interventi di rigenerazione urbana e di bonifica dei siti contaminati e agli interventi volti a favorire l’insediamento di attività di agricoltura urbana e il ripristino delle colture nei terreni agricoli incolti, abbandonati, inutilizzati o in ogni caso sfruttati ai fini agricoli.
DIVIETO DI MUTAMENTO DI DESTINAZIONE PER I TERRENI CHE RICEVONO CONTRIBUTI EUROPEI
Le superfici agricole che hanno ricevuto finanziamenti europei legati alla Politica Agricola Comune (PAC) e alla politica di sviluppo rurale non possono, per un periodo di 5 anni dall’ultima erogazione, essere destinate ad uso diverso da quello agricolo; essere oggetto di interventi di trasformazione edilizia non funzionali all’attività agricola, ad eccezione delle opere pubbliche.
TUTELA E PROMOZIONE DELL’ATTIVITÀ AGRICOLA – Le politiche di sviluppo territoriale regionali e nazionali devono favorire la destinazione agricola e l’esercizio di pratiche agricole, perseguendo così la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola attraverso la riduzione del consumo del suolo.
RIGENERAZIONE DELLE AREE URBANIZZATE DEGRADATE – Semplificazione delle procedure per gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate dal punto di vista urbanistico, socio-economico, paesaggistico e ambientale per garantire forme di intervento attraverso progetti organici basati sul riuso del suolo, la riqualificazione, demolizione, ricostruzione e sostituzione degli edifici esistenti, la creazione di aree verdi, pedonalizzate e piste ciclabili.
BANCA DATI DEL PATRIMONIO EDILIZIO INUTILIZZATO – I Comuni sono chiamati a redigere un censimento degli edifici e delle aree dismesse non utilizzate o abbandonate esistenti. Il censimento in questione servirà agli Enti comunali a verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo del suolo possono essere soddisfatte attraverso interventi di rigenerazione. Tutte le informazioni saranno pubblicate sui siti internet istituzionali dei Comuni interessati.
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