Il 79% degli italiani, contro il 66% del 2014, si dichiara disposto a sostenere maggiori costi, pur di acquistare prodotti o servizi con un minor grado di impatto ecologico. Il 50% considera Papa Francesco un alleato che influirà sul modo di affrontare le tematiche ambientali. Il 69% è ottimista in merito agli effetti della Conferenza di Parigi. 2 italiani su 3 contrari alla politica delle trivellazioni.
Questi sono alcuni degli spunti emersi dalla ricerca, realizzata da Lorien Consulting e dalla Nuova Ecologia, presentata oggi nella giornata conclusiva dellottava edizione del Forum QualEnergia?, organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club in partenariato con Cobat. Il sondaggio, che si inserisce nellambito dellECOBAROMETRO – osservatorio sullopinione pubblica costruito dalla Società di ricerche di mercato e dal mensile di Legambiente – che dal 2005 sviluppa indagini periodiche sulla responsabilità sociale e ambientale, traccia una fotografia del rapporto tra gli italiani e lambiente, con particolare riferimento ai temi energetici. È incentrato questanno sui valori e sulle criticità percepite come cruciali dal campione intervistato, rappresentativo della popolazione, in vista della prossima Conferenza sul clima di Parigi.
Dalla ricerca emerge che gli italiani si sentono sopraffatti da sentimenti di rabbia, paura e tristezza in un clima di incertezza che il mondo sta affrontando e, se fino a due mesi fa la principale preoccupazione, dopo la disoccupazione (67%), era lemergenza immigrati (66%), oggi prendono il sopravvento la guerra e il terrorismo internazionale (47%).
I cambiamenti climatici sono ritenuti un problema profondamente impattante nella quotidianità, per cui si è e disposti a fare sacrifici in prima persona: il 79% del campione (rispetto al 66% del 2014) è disposto a sostenere maggiori costi, pur di acquistare prodotti o servizi con un minor grado di impatto ecologico ed è pronto a impegnarsi discretamente per ottenere un vantaggio in termini di qualità ambientale (con un punteggio medio di 7 su una scala da 1 a 10).
Il 79% degli intervistati si dichiara più consapevole, complice anche la crisi finanziaria ed economica che ha portato ad assumere comportamenti sempre più sostenibili. Un nuovo e inaspettato complice, inoltre, è Papa Francesco che per un italiano su due, grazie anche alla sua enciclica Laudato sii, influirà effettivamente sul modo di affrontare le tematiche ambientali che, tra qualche settimana, saranno il fulcro dellimportante COP21 di Parigi: quanti italiani lo sanno?
I tristi avvenimenti accaduti recentemente hanno senzaltro contribuito ad aumentare lattenzione anche nei confronti della Conferenza di Parigi, portando il livello di conoscenza al 38% (contro il 29% rilevato a ottobre). Il 69% degli italiani si sente ottimista sugli effetti della COP21 che inciderà tanto sulle azioni dei singoli Paesi quanto sui comportamenti dei cittadini.
Ma costituirà davvero un successo per la lotta ai cambiamenti climatici? Per il 54% sì, sebbene solamente il 2% ne sia davvero certo. E tra i 130 Capi di Stato che discuteranno per trovare un accordo sul taglio delle emissioni, coloro che avranno una maggiore influenza sono gli Stati Uniti in primis (per il 47% del campione), seguiti con grande distanza da Unione Europea (23%) e Cina (12%).
Eppure la lotta ai cambiamenti climatici deve essere prioritaria per la qualità della vita delle generazioni future (85% in accordo), con particolare attenzione ai seguenti primi tre ambiti specifici: riduzione del traffico motorizzato (che fino allanno scorso era al quarto posto), riduzione del traffico di merci su gomma, riconversione della produzione di energia elettrica in rinnovabili (sceso dal primo posto del 2014). Tra i vantaggi che possono scaturire dal contrasto alle emissioni per la lotta ai cambiamenti climatici, per metà del campione cè anche quello economico, particolarmente importante in questo periodo di lunga crisi.
Gli italiani dunque si danno da fare per la riduzione delle emissioni, sia concretamente che idealmente; e per questo motivo si aspettano da parte del Governo azioni diverse rispetto a quelle già adottate (solo il 43% di queste sono state definite dal campione realmente efficaci). Un esempio per tutti, la scelta di favorire le trivellazioni nel sud e nel Mediterraneo: solo per il 37% è una decisione compatibile con l’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici.
Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera: “Quella del clima, che convoca a Parigi per la Cop21 il mondo intero, non è solo una sfida ambientale. È una sfida economica, tecnologica, geopolitica. Una sfida per il futuro, che possiamo vincere. A patto di intraprendere con decisione la via della green economy, dell’efficienza e dell’energia pulita. L’Italia per cui lavoriamo mette insieme innovazione, coesione sociale, qualità e bellezza con la green economy: i nostri cromosomi con il futuro. E’ questo che ci distingue nel mondo. Non a caso possiamo vantare un positivo spread green a livello europeo: a parità di valore prodotto le nostre aziende usano meno materie prime ed energia e producono meno rifiuti ed emissioni e siamo avanguardia per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica (43,3%). Hanno inoltre a che fare con l’ambiente il 59%dei nuovi posti di lavoro prodotti quest’anno. Molte realtà del nostro Paese incarnano già un modello di sviluppo che somiglia a quell’economia a misura d’uomo, che rifiuta lo scarto ed è attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco in Laudato Sì. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo e può rappresentare il nostro contributo alla Cop21.”
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