In città la temperatura aumentano, come risulta da alcuni studi presentati alla prima conferenza internazionale sul tema dell’adattamento climatico in ambito urbano promossa da Legambiente e Università Iuav di Venezia.
In quello realizzato in collaborazione con Legambiente dall’Osservatorio meteorologico di Milano Duomo, sono stati analizzati i cambiamenti e i relativi aumenti delle temperature in nove città italiane (Torino, Milano, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo) dal 1961 ad oggi valutandone anche gli effetti critici da un punto di vista energetico (con maggiori consumi per la climatizzazione) e dal punto di vista della salute, per la maggiore frequenza di picchi di calore nelle ore diurne, temperature calde anche nelle ore serali e disagio termico per l’afa e l’umidità.
Un esempio è l’aumento della mortalità avvenuta nella caldissima estate del 2003 (secondo il Ministero della Salute superiore al 50% rispetto ai dati medi in alcune città italiane). Pur non esistendo ulteriori monitoraggi – fa notare Legambiente in un comunicato – è evidente che l’aumento della frequenza dei picchi di calore sta determinando in intere zone urbane del nostro Paese condizioni di vita sempre più difficili, in particolare per le persone in età avanzata e per chi soffre di malattie croniche.
La seconda indagine, elaborata da Legambiente, ha messo in evidenza la vulnerabilità delle città italiane rispetto ad eventi estremi di pioggia avvenuti negli ultimi anni.
Le tendenze previste dall’Ipcc come conseguenza dei cambiamenti climatici e cioè l’aumento di fenomeni estremi e violenti quali alluvioni e trombe d’aria, fanno già parte della cronaca quotidiana del nostro Paese. La ricerca di Legambiente ha analizzato, nello specifico, l’alluvione e le esondazioni avvenute a Genova il 4 novembre 2011, il nubifragio di Roma del 20 ottobre 2011, l’esondazione del Seveso a Milano del 18 settembre 2010, la straripamento dei fiumi e le frane a Messina avvenuti l’1 ottobre 2009, tutti eventi accomunati dalla caduta di enormi quantità di acqua in poche ore (a Messina la metà dell’acqua che cade nell’arco di un anno, a Genova 1/3) con conseguenti danni in termini di vite umane e economici rilevantissimi. Che potranno, secondo l’associazione del cigno verde, nel futuro essere limitati grazie a nuove strategie di adattamento urbano da mettere in campo al più presto, a partire da nuovi e più attenti ragionamenti sulla trasformazione del territorio e degli ecosistemi.
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