È l’unico comune d’Italia – si trova in Valtournenche, valle laterale della Valle d’Aosta – sulla terraferma non raggiungibile da automobile, ma solo a piedi con la mulattiera da Buisson, oppure in aeroplano da La Magdeleine, o ancora in funivia con partenza da Buisson, dove si può lasciare l’automobile nel parcheggio della funivia per Chamois.
E per chi volesse arrivare a piedi, suggeriamo alcuni percorsi: da Buisson, lungo la storica mulattiera di accesso a Chamois (ca. 700 metri di dislivello, 93 tornanti, tempo di salita 2h00′ ca.); da La Magdeleine frazione Veuillen con comoda passeggiata di ca. 1h su strada pianeggiante; da Cheneil su balconata panoramica in ca. 1h30′; da Valtournenche frazione Crétaz su sentiero escursionistico, tempo di salita ca. 2h00′.
Chamois, insieme a La Magdaleine (altra località alla quale si è associato nel 2012) presta particolare attenzione ad un turismo a mobilità dolce e fa parte del consorzio delle Perle delle Alpi. Le due piccole realtà sono collegate tra loro grazie ad un sentiero che si snoda nel bosco ed è percorribile sia a piedi che in bicicletta. A tal proposito le due Amministrazioni Comunali hanno completato nel 2012 il progetto di BIKE SHARING che ha permesso di realizzare rispettivamente due pensiline dotate di pannelli fotovoltaici e di acquistare delle biciclette a pedalata assistita, a disposizione dei turisti che desiderano noleggiarle. Gli abitanti? 96! Da menzionare (e visitare!) i rus, piccoli capolavori di ingegneria idraulica: canali irrigui, costruiti intorno al XIII ed il XV secolo, alcuni dei quali tuttora in esercizio, anche se vengono progressivamente intubati. In parte sono ancora scoperti e percorribili a piedi o in mountain bike, lungo sentieri quasi pianeggianti e molto panoramici. I rus hanno avuto, ed hanno ancora oggi un ruolo importante nell’economia valdostana, in quanto permettono di coltivare terreni troppo inclinati per trattenere l’acqua o situati in zone esposte al dilavamento improvviso, ma in generale toccate da scarse precipitazioni. La loro importanza è attestata anche dalla manutenzione dei rus eseguita un tempo collettivamente attraverso le corvées. Tipica era la figura del “controllore dei rus” o custode delle acque (revé in dialetto valdostano), un vero e proprio esperto addetto all’apertura e alla chiusura delle chiuse per la distribuzione dell’acqua tra i diversi appezzamenti.