La Calabria è una terra stupenda ma allo stesso tempo complessa. Dinamiche sociali a dir poco complicate e cattiva gestione politica spesso danno vita a situazioni difficili da comprendere e interpretare. In Calabria non sempre è facile lavorare, spesso è difficile riuscire a mettere in piedi ciò che si vorrebbe. Proprio per questo, per le difficoltà del territorio in cui sono inserite, le eccellenze che riescono a emergere acquistano ulteriormente valore.
Il Comune di Candidoni, in Provincia di Reggio Calabria, è uno dei dieci comuni più green d’Italia.
L’esempio più virtuoso viene dalla Fattoria della Piana, una cooperativa di allevatori che opera principalmente nel settore dei prodotti lattiero-caseari. Si tratta di un ecosistema autosufficiente, capace di produrre energia dagli scarti dell’industria agroalimentare e zootecnica, e di fornire un’opportunità di smaltimento e di valorizzazione di biomasse. Con una potenza elettrica di 998 kW, è la più grande centrale agroenergetica del Centro e Sud Italia. Il procedimento è il seguente: letame e liquame provenienti dalle stalle unitamente al siero che rimane come residuo dalle lavorazioni del caseificio, vengono raccolti in due fermentatori, dove, grazie alla tecnologia di miscelazione e riscaldamento, avviene un processo di fermentazione anaerobica che produce biogas. Questo viene bruciato in un cogeneratore, un motore che produce energia elettrica ed energia termica. L’energia elettrica prodotta è in grado di soddisfare il fabbisogno di 2680 famiglie, l’energia termica viene utilizzata per i processi produttivi del caseificio e i resti della fermentazione diventano concime organico per le coltivazioni di foraggi. Pertanto tutti gli scarti agricoli sono trasformati in un’importante fonte energetica, con un enorme risparmio di combustibili fossili.
Nel dettaglio, è interessante vedere da dove arrivano gli scarti valorizzati dalla centrale biogas: 20000 capi avicoli (letame), 1000 capi bovini (letame e siero di latte bovino), 20000 capi ovini (siero di latte ovino), 700 ettari di agrumeti (pastazzo, scarto della lavorazione), 1000 ettari di piante d’olivo (sansa), serre ortofrutticole (scarti di verdura) e viticoltura (vinaccia esausta). Un ottimo esempio di sostenibilità, cooperazione e valorizzazione del territorio. Mario Palma