Aziende agricole, in calo per numero e superficie. Bene biologico e multifunzionali. Coldiretti: aumenta il rischio frane e alluvioni

aumenta il rischio frane e alluvioni

Nel periodo dicembre 2013 – giugno 2014 l’Istat ha condotto l’Indagine sulla Struttura e Produzioni delle Aziende Agricole – Anno 2013, di concerto con le Regioni e Province autonome. I risultati: nel 2013 il numero delle aziende agricole diminuisce del 9,2% rispetto a quanto rilevato dal Censimento dell’agricoltura del 2010.

Anche la superficie complessiva delle aziende agricole diminuisce, seppure in misura minore rispetto al loro numero: la superficie agricola utilizzata diminuisce del 3,3% e la superficie agricola totale del 2,4%). Aumenta pertanto la dimensione media aziendale,da 7,9 a 8,4 ettari.

La diminuzione della superficie agricola utilizzata è più ampia nel Nord-ovest (-5,7%) e al Centro (-6,3%), più contenuta nel Nord-est (-1,7%), nel Sud (-3,0%) e nelle Isole (-0,9%).
Rispetto al 2010, tra le coltivazioni praticate le flessioni più consistenti delle superfici si riscontrano nelle ortive (-15,2%), nel frumento duro (-12,8%) e nei fruttiferi (-8,4%).
Il settore zootecnico è in flessione per i suini (-7,8% il numero di capi) e i bovini (-4,5%), mentre gli allevamenti avicoli e ovicaprini risultano sostanzialmente stabili (rispettivamente -1,5% e +0,5% capi).
Anche l’utilizzo di lavoro (in termini di numero di addetti) risulta in flessione (-8,1%). Ciò è da ricondurre al calo di manodopera familiare (-13,0%), a seguito della cessazione di molte aziende di piccola dimensione.
Rispetto al 2010, le giornate di lavoro complessivamente prestate in azienda risultano pressoché stabili (+0,8%), grazie al sensibile aumento della manodopera non familiare (+14,3%).
Cresce fortemente il numero di aziende agricole multifunzionali, che svolgono attività connesse all’agricoltura (+48,4%). Tale dinamica è dovuta principalmente alle aziende che producono energia rinnovabile (21 mila), che in soli tre anni aumentano di circa sei volte, e a quelle che trasformano i loro prodotti (42 mila), che quasi raddoppiano (+97,8%).
Un numero sempre maggiore di aziende ricorre a produzioni con metodo biologico, sia per le coltivazioni sia per gli allevamenti (+4,7% nel complesso rispetto al 2010); nel triennio di riferimento, la superficie biologica investita passa dal 6,1% al 7,7% del totale della superficie agricola utilizzata.
Negli ultimi dieci anni, denuncia Coldiretti, sono stati sottratti all’attività agricola 690mila ettari da destinare alla cementificazione o per l’abbandono soprattutto nelle aree interne con un impatto drammatico sull’assetto idrogeologico del territorio colpito in questi anni da frane ed alluvioni. “Si tratta di un territorio vasto come quasi come un milione di campi da calcio abbandonato o occupato dal cemento che non riesce ad assorbire la violenta caduta dell’acqua provocata dai cambiamenti climatici. Anche per questo oggi più di otto comuni italiani su dieci (82 per cento) hanno parte del territorio a rischio frane e alluvioni con quasi 8,6 milioni di cittadini che vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico. A questa situazione – conclude la Coldiretti – non è infatti certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato che non ha investito sulla prevenzione con la valorizzazione di quanti vivono e lavorano nelle campagne.”
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