Da scarti e rifiuti sculture. E’ l’arte secondo Paolo Lo Giudice, classe 1952.
Scarti e rifiuti di diversa origine e composizione, che assemblati e liberati dalla ruggine, sono poi “rivestiti” con vivaci colori, conferendo alle nuove forme una connotazione ironica e gioiosa. L’artista vive a Pisano, Novara. Cosa racconta di sé?
“Ho coltivato nel tempo una passione per l’arte contemporanea, che mi ha portato a frequentare assiduamente musei e gallerie d’arte; in un certo momento ho sentito l’impulso a far emergere ,attraverso la scultura, le esperienze visive che avevo accumulato e nel frattempo rielaborato in una chiave interpretativa personale.
Ho iniziato pertanto,da autodidatta, a dedicarmi all’assemblaggio di materiali di recupero e forse la mancanza di una formazione artistica tradizionale mi ha reso più libero di esprimermi,senza condizionamenti accademici.
Nella scelta di utilizzare scarti e rifiuti hanno influito la mia formazione professionale nel campo della medicina preventiva e della tutela dell’ambiente, unita all’esercizio stimolante di ricollocare e ricombinare, prima nella mente e poi nello spazio pezzi di diversa origine e composizione, per realizzare nuove forme.
Le opere affrontano, spesso in chiave ironica, diversi temi di attualità,nel presupposto che si possono affrontare i temi più seri in una forma apparentemente scherzosa. Se l’arte è una forma di comunicazione, attraverso i colori accattivanti o la curiosità dei personaggi cerco di attirare l’attenzione del visitatore, per poi indurlo ad andare oltre all’aspetto estetico, stimolando una riflessione più profonda. In tal senso anche i titoli che attribuisco ai miei lavori completano l’opera, in quanto ne propongono una chiave di lettura .
In essi ,a volte, si può cogliere il contrasto fra l’essere e l’apparire e d’altronde lo stesso assemblaggio è un “gioco delle parti”, come il titolo di una famosa commedia pirandelliana.”
Qualche esempio ? “Il calore di un amico”, in cui un elemento di termosifone da corpo ad un cane bassotto, “borsa di coccodrillo” ,costruita con rottami di auto e moto,per stigmatizzare il sacrificio di tante specie viventi,per rifornire il mercato dei beni di lusso. E “animale politico” un camaleonte con lingua biforcuta si aggira fra le pagine della cronaca, per rappresentare il trasformismo di certi politici.