Al Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali, riunitosi il 29 aprile, quindici Stati Ue hanno votato a favore della proposta del commissario Ue d’interdire alcune molecole neonicotinoidi – additate quale principale causa del crollo delle popolazioni di api e degli impollinatori selvatici – su quattro colture principali (mais, colza, girasole, cotone) e per svariati altri usi agricoli. Contrari, però, 8 Paesi e 4 gli astenuti, con il risultato che non è stata raggiunta la maggioranza necessaria. Ma un risultato è stato raggiunto: per ora, in attesa di ulteriori deliberazioni, sospensione dell’autorizzazione d’uso per due anni a partire dal primo dicembre 2013.
Imidacloprid, Clothianidin (prodotte dalla Bayer) e Thiamethoxam (prodotta da Sygenta), ha spiegato Greenpeace in un comunicato, appartengono al gruppo dei neonicotinoidi, pesticidi che, generalmente, vengono utilizzati per la concia delle sementi.
In Italia, il loro utilizzo per il trattamento dei semi è già sospeso dal 2008, ma continuano a essere diffusi in ambiente sotto forma granulare per la disinfestazione dei suoli e come spray per i trattamenti fogliari.
Come specificato nei pareri dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa, European Food Safety Authority) pubblicati all’inizio di quest’anno (gli stessi che hanno dato il via alla proposta di bando della Commissione Europea), i neonicotinoidi rappresentano un “rischio acuto” per le api (ma anche, ad esempio, per falene, farfalle, uccelli ed anfibi).
Studi scientifici hanno inoltre confermato che esiste un rapporto diretto tra l’uso di neonicotinoidi, anche a basse dosi, e la diminuzione delle difese immunitarie delle api, danni al sistema neurologico e fisiologico, e alterazioni nei modelli comportamentali legati alla ricerca di cibo dunque alla sopravvivenza. Anche l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha recentemente diffuso un rapporto sui pesticidi che ci mette in guardia sui pericoli che corriamo se continueremo a ignorare il problema.
Problema il cui peso è importante anche dal punto di vista economico. Ha dichiarato il commissario europeo per la salute dei consumatori Tonio Borg: “Mi impegno a fare del mio meglio per la difesa della salute delle api che forniscono un contributo annuale di 22 miliardi di euro al settore agricolo europeo”.
Soddisfatta per questa prima vittoria Una Api, l’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani, sebbene ci sia sconcerto per la posizione italiana, che risulta essere tra gli otto Paesi che hanno votato contro.
“Incomprensibile e ingiustificabile la posizione dell’Italia – si legge un una nota – dove, di fatto, dal 2008 tale stop è già operativo e ha evidenziato i suoi effetti positivi, che si è schierata contro l’orientamento comunitario e la maggioranza dei paesi, affiancandosi addirittura all’’Inghilterra che è stata la più attiva contro la sospensione dei pesticidi killer”,
“Il declino delle api – ha affermato Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia, che per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni al riguardo ha lanciato la campagna SalviamoLeApi (www.salviamoleapi.org) – è uno degli effetti più visibili e inequivocabili del fallimento dell’agricoltura di stampo industriale, che inquina l’ambiente e distrugge i migliori alleati degli agricoltori, gli insetti impollinatori. È ora di smettere di incentivare pratiche agricole intensive basate sull’uso della chimica, per investire, invece, nello sviluppo di un’agricoltura di stampo ecologico e sostenibile sul lungo periodo”.
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