“La proposta del Governo per abbassare il costo della bolletta elettrica attraverso lo spalma incentivi rischia di diventare un boomerang per tutto il Sistema Paese – dichiara Emilio Cremona, Presidente ANIE/GIFI – allontanando definitivamente quei pochi investitori che ancora hanno la volontà e la lungimiranza di supportare l’industria delle rinnovabili (e non solo) in Italia. Ma qual è il significato di scoraggiare gli investitori quando il PIL nazionale e tutti gli indicatori finanziari continuano a diminuire?”
Secondo Anie/Gifi, lo spalma incentivi sembra essere solo l’ultimo atto di un disegno orchestrato abilmente, atto ad affossare l’industria delle rinnovabili a diversi livelli.
In questi ultimi due anni, spiega l’associazione in una nota, il settore delle rinnovabili è stato ripetutamente vessato da numerosi provvedimenti penalizzanti, quali: raddoppio dell’IMU, applicazione degli oneri di sbilanciamento, applicazione di una tassa ad hoc per pagare i costi del GSE, Robin-Hood Tax del 10% addizionale su IRES, dimezzamento dei prezzi del ritiro dedicato, circolare dell’Agenzie delle Entrate che impone l’ammortamento in 25 anni invece che in 9, tassazione speciale del 25% per le imprese agricole che producono fotovoltaico, obbligo di ri-accatastamento e variazione della rendita per le famiglie che costruiscono un impianto fotovoltaico sul loro tetto.
“È assurdo che provvedimenti di questa portata siano resi pubblici senza un confronto diretto e chiaro con tutte le parti interessate – continua Cremona – come chiesi anche a settembre dell’anno scorso all’allora Ministro Zanonato. Per ridurre il costo delle bollette elettriche è necessario spingere verso la riduzione progressiva dell’impiego dei combustibili fossili, favorendo l’autodeterminazione e l’autosufficienza energetica dei territori con anche le rinnovabili e l’efficienza energetica. Spalmare gli incentivi è possibile, ma allora adottiamo la soluzione dell’emissione di bond da parte del GSE, mantenendo il debito all’interno del sistema, senza farlo ricadere sui cittadini e le PMI, creando così delle certezze e non continui ripensamenti”.
“Con tutti i denari pubblici investiti dai cittadini per le rinnovabili elettriche, e sul fotovoltaico in particolare, la cosa più insensata da fare è non sostenere oggi la crescita di questi comparti, per far sì che gli oneri di sistema siano effettivamente stati un investimento – conclude Cremona. – Fare accordi con il Canada per acquistare lo shale gas o pensare addirittura di autorizzare le trivellazioni nel nostro territorio sono segnali di dubbia trasparenza. Abbiamo bisogno di una strategia energetica trasversale e continua, che non sia annullata e rivista ad ogni legislatura a seconda dell’idea dell’ultimo arrivato: l’energia è bene primario per tutti. Con gli incentivi abbiamo deciso di puntare sulle rinnovabili: sole, vento, acqua e biomasse, geotermia, recupero da rifiuti, tutti di origine autoctona, sono allora la strada da seguire per rendere il Paese energeticamente indipendente. Un’industria competitiva è un’industria che guarda all’innovazione tecnologica e all’efficienza energetica”.