Da Coldiretti, che ha riunito a Bari migliaia di agricoltori in protesta – arrivano nuovi allarmi per l’agricoltura italiana.
CROLLO PREZZI – A partire dal crollo dei prezzi nelle campagne italiane, dal -43% per cento dei pomodori al -27 % per il grano duro fino al -30% per le arance rispetto all’anno scorso. Una buona notizia per i consumatori?
Non proprio, perchè secondo Coldiretti l’agricoltura italiana rischia di scomparire perché le quotazioni in campagna sono al di sotto dei costi di produzione.
Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle importazioni, determinate dall’accordi agevolati.
E’ il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia. L’Egitto invece – ha precisato la Coldiretti – nel periodo 1° febbraio – 14 luglio può esportare a dazio zero uva da tavola nei territori dell’Ue con un impatto sulla produzione nazionale che nel mezzogiorno arriva sul mercato già a partire da maggio.
L’accordo con il Marocco – ha sottolineato la Coldiretti – è fortemente contestato dai produttori agricoli perché nel paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. Il risultato è che le quotazioni al produttore agricolo sono praticamente dimezzate rispetto allo scorso anno su valori inferiori ai costi di produzione che sono insostenibili e mettono il futuro della coltivazione in Italia. Secondo l’Ismea nel mercato di Vittoria in Sicilia i pomodori ciliegini sono stati quotati ad inizio marzo appena 0,58 euro al chilo mentre quelli tondi lisci addirittura 0,35 euro al chilo.
“Il settore agricolo diventa merce di scambio senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale ed ambientale sui nostri territori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel chiedere che “si attivino urgentemente le clausole di salvaguardia previste dall’accordo, vista la grave perturbazione di mercato creata dall’eccessivo aumento delle importazioni”.
In difficoltà ci sarebbero pure gli agrumi con una pianta di arance su tre (31%) che è stata tagliata negli ultimi quindici anni, mentre i limoni si sono dimezzati (-50%) e le piante di clementine e mandarini si sono ridotte del 18 per cento. Sotto accusa è il fatto che “a distanza di un anno e mezzo dall’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge che aumenta la quantità’ minima di succo nelle bibite a base d’arancia dal 12 al 20% non è stato ancora emanato il decreto applicativo. Ma manca trasparenza anche – continua la Coldiretti – sulla reale origine dei succhi di frutta in etichetta.
OLIO DI OLIVA E DATA DI SCADENZA – Arriviamo poi al tema olio: togliere la data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori è l’ultima novità in arrivo che mette a rischio la qualità, dopo l’invasione delle produzioni straniere. Questo quello che sta per avvenire secondo Coldiretti, sulla base di quanto previsto dal disegno di legge europea 2015, diretto a modificare l’articolo 7 della legge n. 9 del 2013 nella parte in cui prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio di oliva.
Di fatto si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e – spiega la Coldiretti – fa invece venir meno una importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche. Con l’invecchiamento – precisa la Coldiretti – l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismo. Secondo la Coldiretti è necessario mantenere il termine minimo di conservazione, prevedendo una possibilità di deroga solo qualora il produttore adotti ulteriori accorgimenti per la conservazione organolettica del prodotto, da riportare in etichetta. Sarebbe importante introdurre l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata della raccolta.
Ma il disegno di legge europea 2015 rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che “l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata … con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita”, con l’effetto – denuncia la Coldiretti – di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva.
“Un danno per i consumatori ed i produttori in un Paese come l’Italia che è il primo importatore mondiale di olio di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che “il recente via libera finale all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori. A guadagnare – sostiene Moncalvo – sono solo le grandi multinazionali che hanno già avuto dall’Unione Europea un regalo da 110 milioni di euro grazie allo sconto di 1,24 euro a chilo che è stato concesso con il nuovo contingente agevolato di 35 milioni di chili dalla Tunisia va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente pari a tutto l’import in Italia dal Paese africano”.
Il consiglio di Coldiretti: guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. L’olio di oliva è un settore strategico del Made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate.
A pesare – continua la Coldiretti – sono inoltre gli effetti dell’embargo Russo che è costato all’Italia 240 milioni di euro nel 2015 nel solo settore agroalimentare. La Russia ha sancito l’embargo totale per una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da UE, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014. I prodotti agroalimentari Made in Italy piu’ colpiti direttamente dall’embargo in termini di taglio in valore delle esportazioni sono stati nell’ordine la frutta, le carni e frattaglie, i formaggi e latticini.
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