“L’acqua non è e non può essere un bene privato. Lo dice il codice civile in modo chiaro. Le acque naturali sono un bene demaniale e quelle termali e minerali comunque un bene indisponibile. cosa diversa se si parla del servizio, della gestione. E’ un bene che diventa fruibile da tutti solo se viene raccolta, canalizzata, circoscritta e distribuita in modo equo. Per farlo servono investimenti in infrastrutture, simili a quegli iper-investimenti che si facevano in passato, con l’obiettivo di lasciare una traccia nella storia.
Oggi da parte del Governo c’è una disponibilità a questo mutamento radicale. Abbiamo stabilizzato la finanza pubblica e i sacrifici sono serviti. Abbiamo un avanzo primario, delle risorse da investire dove ci sono le priorità. Specie nel mezzogiorno, che parte in posizione di ritardo”.
E’ quanto ha affrmato il viceministro dell’economia, Enrico Morando, nel corso dell’evento conclusivo del Festival dell’Acqua, che si è svolto a Milano dal 4 al 9 ottobre.
Nelle parole del viceministro dell’economia all’incontro anche qualche indicazione sui mezzi che potrebbero essere applicati “nella nota di aggiornamento al DPEF votata ieri abbiamo proposto all’Europa di poter applicare la clausola sugli investimenti. Una quota spesa in conto capitale, in modo che Stato e Pubblica Amministrazione possano realizzare investimenti aggiuntivi rispetto al flusso ordinario. E l’acqua sembra un settore fatto apposta per questo. Oggi c’è lo spazio, di risorse e di scenario nazionale ed europeo, per fare investimenti importanti, partendo dal Mezzogiorno. Ci sono i soldi e dobbiamo spenderli, perchè se non li spendiamo saremo comunque obbligati ad un piano di rientro nel triennio successivo e sarebbe paradossale aver fatto tutte queste complesse manovre senza ottenere benefici per le infrastrutture”.