La Commissione europea ha deciso oggi di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adempimento da parte di Fiat Chrysler Automobiles degli obblighi derivanti dalla normativa UE in materia di omologazione dei veicoli.
Più nello specifico, ha deciso l’invio di una lettera di costituzione in mora in cui chiede all’Italia di dare una risposta alle preoccupazioni circa l’adozione di misure insufficienti per quanto riguarda le strategie di controllo delle emissioni usate dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA).
Elżbieta Bieńkowska, Commissaria responsabile per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI, ha dichiarato: “I costruttori di automobili hanno prestato ben poca attenzione alle misurazione delle emissioni ed alcuni hanno persino infranto la legge. Lo scandalo sulle emissioni ha dimostrato che la responsabilità di far rispettare la legge e di punire coloro che la violano non può essere lasciata esclusivamente ai singoli Stati membri. Il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno recentemente compiuto molti passi avanti in merito alla nostra proposta di revisione completa del sistema attuale, ma è giunto il momento di raggiungere un accordo definitivo. Sono in gioco la fiducia e la salute dei cittadini e non abbiamo tempo da perdere.”
In base alla legislazione vigente dell’UE, spiega una nota della commissione, spetta alle autorità nazionali verificare che un tipo di automobile soddisfi tutte le norme dell’UE prima che le singole auto possano essere vendute sul mercato unico. Qualora un costruttore di automobili violi gli obblighi normativi, le autorità nazionali devono adottare misure correttive (come ordinare un richiamo) e applicare sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive stabilite nella legislazione nazionale.
“La Commissione sta monitorando da vicino l’esecuzione di tali norme da parte degli Stati membri e ha già avviato procedure di infrazione nei confronti degli Stati membri che hanno rilasciato le omologazioni per il gruppo Volkswagen nell’UE per non aver applicato le sanzioni stabilite dalle loro disposizioni nazionali, nonostante l’uso di un software di manipolazione illegale da parte di tale gruppo.”
Il caso in questione, prosegue la nota, si riferisce alle informazioni portate a conoscenza della Commissione, nel contesto di una richiesta da parte del Ministero dei Trasporti tedesco nel settembre 2016, di mediare un disaccordo tra le autorità tedesche e quelle italiane riguardante le emissioni di ossidi di azoto (NOx) prodotte da un tipo di veicolo omologato dall’Italia. Nel corso della procedura di mediazione la Commissione ha esaminato con attenzione i risultati delle prove delle emissioni di NOx fornite dall’autorità di omologazione tedesca (Kraftfahrt-Bundesamt), così come le ampie informazioni tecniche fornite dall’Italia sulle strategie di controllo delle emissioni adottate da FCA nel tipo di veicolo in questione.
La normativa UE in materia di omologazione vieta l’uso di impianti di manipolazione come software, timer o finestre termiche, che conducono a un aumento delle emissioni di NOx al di fuori del ciclo di prova, a meno che essi non siano necessari per proteggere il motore da eventuali danni o avarie e per garantire un funzionamento sicuro del veicolo. Come la Commissione ha più volte evidenziato, questa è un’eccezione al divieto e come tale va interpretata in maniera restrittiva.
La Commissione chiede ora formalmente all’Italia di dare una risposta alle sue preoccupazioni circa l’insufficiente giustificazione fornita dal costruttore in merito alla necessità tecnica — e quindi alla legittimità — dell’impianto di manipolazione usato e di chiarire se l’Italia è venuta meno al suo obbligo di adottare misure correttive per quanto riguarda il tipo di veicolo FCA in questione e di imporre sanzioni al costruttore di automobili.
La lettera di costituzione in mora è la prima fase di una procedura di infrazione e fa parte del dialogo della Commissione con le autorità italiane al fine di chiarire i fatti e di trovare una soluzione ai problemi individuati dalla Commissione. L’Italia ha ora due mesi a disposizione per rispondere alle argomentazioni avanzate dalla Commissione, in caso contrario la Commissione può decidere di inviare un parere motivato.
Contesto
“Gli impianti di manipolazione sono chiaramente vietati dal diritto dell’UE (con un numero limitato di eccezioni). I costruttori di automobili hanno l’obbligo di rispettare il diritto dell’UE e di rispettare tale divieto in vigore dal 1998.
In base alla direttiva 2007/46/CE, che stabilisce il quadro generale, e al regolamento (CE) n. 715/2007, che stabilisce le specifiche prescrizioni in materia di omologazione per quanto riguarda le emissioni dalle automobili Euro 5 e Euro 6, spetta allo Stato membro che ha omologato il tipo di veicolo (comunemente noto come “modello”) far fronte a eventuali non conformità della produzione e dei veicoli di tale tipo.
La Commissione europea segue da vicino gli sforzi messi in atto dagli Stati membri al fine di chiarire eventuali infrazioni commesse dai costruttori di automobili in passato. Nel dicembre 2016 la Commissione ha avviato procedure di infrazione nei confronti di sette Stati membri per violazione della normativa UE in materia di omologazione.”
A seguito delle rivelazioni del settembre 2015, che avevano reso noto l’uso da parte del gruppo Volkswagen di software di manipolazione per eludere le norme in materia di emissioni per alcuni inquinanti atmosferici, la Commissione ha invitato gli Stati membri a effettuare le necessarie indagini al fine di verificare l’eventuale presenza di tali impianti a bordo di veicoli omologati dalle loro autorità di omologazione e di garantire la conformità al diritto dell’UE. In risposta, diversi Stati membri hanno svolto indagini e pubblicato relazioni riguardo alle emissioni di NOx dei veicoli.
Nel contesto di tali indagini, alcuni Stati membri sono giunti alla conclusione che diversi costruttori usano strategie di controllo delle emissioni che possono essere giustificate e legali poiché necessarie a proteggere il motore. Il divieto di installare impianti di manipolazione prevede una deroga (a norma del diritto sia dell’UE sia degli USA) qualora l’impianto sia necessario per proteggere il motore da danni o avarie e per garantire un funzionamento sicuro del veicolo. Spetta al fabbricante dimostrare all’autorità nazionale che l’eventuale uso di impianti di manipolazione rientra in tale deroga ed è tecnicamente necessario.
Il 26 gennaio 2017 la Commissione europea ha pubblicato un documento orientativo per aiutare gli Stati membri a valutare se i costruttori di automobili usano impianti di manipolazione o altre strategie che conducono a un aumento delle emissioni del veicolo al di fuori del ciclo di prova e a valutare se essi sono tecnicamente giustificati. Un costruttore di automobili che ricorre a strategie di abbattimento delle emissioni dovrebbe essere in grado di fornire una giustificazione tecnica a domande come: l’aumento delle emissioni è mantenuto al livello più basso possibile? Esiste una tecnologia o progettazione migliore sul mercato che consentirebbe di migliorare il controllo delle emissioni o un funzionamento del motore più sicuro? Il rischio di un danno improvviso e irreparabile del motore può essere adeguatamente dimostrato e documentato?
“La Commissione ha compiuto passi importanti per rendere i veicoli più rispettosi dell’ambiente e per ripristinare la fiducia dei consumatori. Ha introdotto metodi di prova più stabili e realistici per misurare sia gli ossidi di azoto (NOx) sia le emissioni di CO2 delle automobili. A partire da maggio 2016 (a norma del “secondo pacchetto normativo RDE”, regolamento (UE) 2016/646 della Commissione), i costruttori di automobili devono dichiarare e ottenere l’approvazione delle strategie di controllo delle emissioni prima dell’omologazione del rispettivo tipo di veicolo. Nel gennaio 2016 la Commissione ha proposto un regolamento relativo all’omologazione e alla vigilanza del mercato dei veicoli a motore.” La proposta, che è in attesa di adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, ha lo scopo di garantire prove più indipendenti sui veicoli e di aumentare i controlli sulle automobili già in circolazione. La proposta prevede anche maggiori poteri di vigilanza dell’UE sulle autorità nazionali, sui centri di prova e sui costruttori, compresa la possibilità di infliggere multe ai costruttori. Essa include inoltre un obbligo per i costruttori di automobili di concedere alle autorità pertinenti l’accesso ai loro protocolli software relativi alle emissioni.