Il Consiglio dei ministri del 10 febbraio ha approvato il decreto per l’indizione del referendum popolare relativo all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. La consultazione si terrà il 17 aprile 2016.
Le reazioni alla decisione del Cdm non si sono fatte attendere. (ndr, intanto il 16/02 Sergio Mattarella ha firmato il decreto sulle norme in materia ambientale che indice il referendum. In particolare, si tratta dell’abrogazione del comma 17, terzo periodo, dell’articolo 6 del dlgs n. 152 del 2006, limitatamente alle parole: “Per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”)
“Il nostro primo obiettivo era quello di effettuare il referendum, ed è stato raggiunto, ma se questo rappresenta comunque un ottimo esercizio di democrazia non altrettanto positiva è la scelta della data da parte del governo. Se infatti fosse coincisa con quella delle elezioni amministrative, ci sarebbe stato anche un risparmio di risorse pubbliche”.
E’ il commento del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia alla decisione del Consiglio dei ministri, che ha fissato con decreto per il 17 aprile la data del referendum popolare per abrogare la trivellazioni in mare. Zaia esprime quindi la sua soddisfazione perché i cittadini hanno la possibilità di esprimersi su un argomento come le esplorazioni e le trivellazioni dei giacimenti petroliferi, ma stigmatizza la scelta governativa.
“Non favorisce certo la consultazione – conclude Zaia – ma faremo lo stesso tutto il possibile perché i cittadini partecipino per dire no allo sfruttamento petrolifero dell’Adriatico, che mette a rischio il nostro ambiente e l’economia turistica costiera”.
Ancora più negativo il commento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
“Il Governo nazionale – spiega Emiliano – ha scelto il 17 aprile: la data sembra scelta apposta per ridurre al massimo i partecipanti al referendum anti trivelle.
E’ una scelta che si può ancora cambiare; è una scelta che evidentemente può essere rimeditata dal governo al fine di consentire a tutti gli italiani di partecipare con una maggiore durata della campagna elettorale e di essere meglio informati su una materia sicuramente complessa.
Il tempo in più occorre per consentire di essere partecipi ad un evento importante: perché la democrazia partecipata che il referendum implica è una democrazia che può essere favorita dall’election day, cioè da un’unica giornata in cui si svolgono sia le elezioni comunali che le elezioni referendarie.
E questo può essere molto importante per garantire un buon afflusso e il raggiungimento del quorum.
Poi c’è la questione secondo cui risparmiare più di 300 milioni di euro in un momento come questo, unificando le date, sarebbe una ragione più che sufficiente per scegliere l’election day”.
Per Rossella Muroni, presidente Legambiente, “la decisione del governo di fissare il referendum sulle trivellazioni in mare tra due mesi, e di non accogliere la richiesta di accorpare il referendum prossime alle elezioni amministrative, è l’ulteriore dimostrazione che questa consultazione disturba. Evidentemente l’esecutivo teme che gli italiani ne valutino fino in fondo la portata e si dimostra riluttante ad affrontare seriamente e democraticamente la questione energetica”.
“Abbiamo chiesto un election day per motivi che riteniamo fondamentali. Si tratta di facilitare la partecipazione al voto dei cittadini, dare loro il tempo di informarsi e valutare il quesito, far risparmiare allo Stato oltre 300 milioni di euro di spesa che due date separate per le votazioni comportano. Non solo: va ricordato che, sulle trivelle, dinanzi alla Corte costituzionale pendono ancora due conflitti di attribuzione, la cui ammissibilità verrà decisa a breve. Qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, il referendum potrebbe svolgersi su tre quesiti e non solo su uno. Questo elemento però il Governo non lo ha proprio considerato e adesso si rischia anche il paradosso che gli italiani, dopo il 17 aprile, potrebbero essere nuovamente chiamati a votare, sullo stesso tema, in una terza data, con ulteriore spreco di risorse. Per questo ribadiamo la necessità di stabilire un election day in data congrua e ci appelliamo al presidente della Repubblica affinché non firmi il decreto.”
I parlamentari del M5S: “Fissare il referendum contro le trivellazioni lungo le nostre coste al 17 aprile è una follia. Il governo fossile non ha voluto ascoltare l’appello degli esperti e degli ambientalisti. Per questo, e con forza, chiediamo che sia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire: faccia coincidere la data con le elezioni amministrative. Serve un election day per garantire il quorum e anche per risparmiare 300 milioni di euro di soldi dei cittadini».
Leggi anche:
Offshore, per il ministro Guidi non c’è nessuna trivellazione
Trivellazioni, la protesta degli ambientalisti
Trivelle, Corte Costituzionale ammette referendum
Trivelle. Il Mise rigetta tutte le domande di ricerca petrolifera entro le 12 miglia