Secondo i dati elaborati ogni anno da Legambiente nell’ambito della campagna di monitoraggio “PM10 ti tengo d’occhio“, Milano, Torino, Napoli e Roma sono tra le le città che hanno superato il limite stabilito dalla legge dei 35 giorni all’anno con concentrazioni superiori a 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili PM10. A quota 86 giorni Milano, seguita da Torino con 73 giorni, Napoli con 59 e Roma con 49. Tra i capoluoghi di provincia, la situazione più critica è quella di Frosinone, con 101 giorni di superamento. Situazione non buona anche a Bologna, che ha registrato ieri il 35/o sforamento del 2015.
Anche secondo le rielaborazioni dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), se il 2014 ha visto un moderato trend di riduzione dei livelli di PM10 nel 2014, nell’anno in corso 18 aree urbane hanno già superato il valore limite giornaliero nel primo semestre del 2015.I limiti sono
superati nella gran parte delle città del bacino padano (valore massimo di 55 giorni registrato a Brescia) e a Benevento e Palermo (in tutte queste città nel 2014 erano stati registrati livelli di inquinamento da PM10 abbastanza severi). In 27 aree urbane, nel I semestre è stato registrato un numero di giorni di superamento dei 50 µg/m³, tra 10 e 35 giorni: in questi casi il rischio di superare il limite giornaliero alla fine del 2015 è elevato soprattutto per quelle città come Rovigo, Piacenza, Modena, Terni, Caserta, Avellino molto vicine alla soglia di 35 superamenti. Nelle restanti 33 città, dove i superamenti nei primi sei mesi del 2015 non superano i 10 giorni, è ragionevole prevedere (non considerando la componente meteorologica, la cui variabilità nell’ultima parte del 2015 potrebbe contribuire in maniera determinante ai livelli giornalieri di PM10) che il valore limite giornaliero non sarà superato.
Il problema si fa sentire in particolar modo in questo periodo, visto il bel tempo e il lungo periodo senza pioggia.
E come ogni anno, in molte città le amministrazioni hanno dovuto emettere ordinenze di limitazioni al traffico e/o del riscaldamento, insieme ad alcune norme di buonsenso per limitare l’emissione di polveri sottili.
Nel redigere la classifica, spiega Legambiente, “si è presa come riferimento la centralina peggiore (quella che ha registrato il maggior numero di superamenti fino a questo momento) presente nella città, a partire dai dati disponibili sui siti delle Regioni, delle Arpa e delle Provincie. E’ stato scelto questo criterio per il confronto tra le città perché le Regioni scelgono modalità diverse nella comunicazione dei dati e nel conteggio dei superamenti. La centralina peggiore sicuramente non è indicativa della qualità media dell’aria di tutto il perimetro urbano, ma riporta la situazione più critica di cui gli amministratori locali e gli abitanti devono essere a conoscenza e di cui devono tenere conto”.
Non siamo ai livelli di Pechino, che nel mese in corso ha raggiunto più volte i livelli di massima allerta, con concentrazioni di polveri anche 20 volte superiori a quando giudicato tollerabile dall’Oms, ma dobbiamo certamente riflettere sulla salute dell’aria delle nostre città (e nostra).
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