Aperture gratuite e iniziative speciali in tutta Italia nell’ormai consueta giornata del WWF dedicata alle oltre 100 Oasi che costellano lo stivale, dalle Alpi alla Sicilia, per un totale di 37.000 ettari. Nate per rispondere operativamente alla strategia del WWF Internazionale, la cui missione è quella di conservare la natura e di ridurre le principali minacce alla biodiversità del pianeta, sono presenti in tutte le regioni italiane tranne la Liguria e la Valle d’Aosta. 78 custodiscono Siti d’Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) (il 3,4% del totale delle 2299 aree Natura 2000 in Italia) che rappresentano il 66,6% degli habitat per la bioregione alpina, il 57% per quella continentale e il 65% per quella mediterranea.
Le Oasi sono nate per salvare habitat o specie, come per il cervo sardo a Monte Arcosu, o per proteggere ambienti sopravvissuti alla mano dell’uomo come Macchiagrande e Foce dell’Arrone, sul litorale romano, due lembi delle antiche foreste costiere letteralmente ritagliate nel cemento di uno dei litorali più frequentati, o Torre Salsa in Sicilia, un tempo minacciata da un progetto di speculazione edilizia e oggi spiaggia suggestiva su cui nidificano le tartarughe marine. Come risulta dal dossier WWF Il monitoraggio della biodiversità nella Rete Natura 2000, realizzato attraverso 6 mesi di monitoraggio e 200 esperti volontari con il contributo del Ministero dell’Ambiente, nelle Oasi WWF ci sono 84 habitat e 1107 specie (di cui molte endemiche dell’Italia), che la Rete Natura non sapeva di avere: per esempio il barbastello, raro pipistrello scoperto tra le formazioni argillose dell’Oasi Calanchi di Atri in Abruzzo, la testuggine siciliana, endemica dell’isola trovata nelle Oasi di Lago Preola e Torre Salsa, il cervo sardo, che vive anche nella nuova Oasi di Scivu in Sardegna, o la nuova specie di trota scoperta alle Gole del Sagittario. Ma dallo studio emergono anche le criticità: 10 habitat e 175 specie, ovvero il 2,8% del totale monitorato, risultano scomparsi o, comunque, non più segnalati, come il tritone crestato, scomparso da tre Oasi, la lontra, ormai introvabile nell’Oasi di Polveracchio, il gambero di fiume, già oggetto di specifici progetti di tutela nelle Oasi di Valpredina e Cascate del Rio Verde in Abruzzo, e tra gli uccelli l’averla piccola, il fraticello, il picchio dorso bianco e la balia dal collare. Informazioni necessarie per lavorare sulle cause del declino o elaborare nuovi progetti per reintrodurre le specie scomparse.
Nel sistema Oasi sono rappresentati i principali ambienti naturali del nostro paese: boschi di conifere, mediterranei o collinari, aree costiere e zone umide, valli fluviali e laghi, praterie alpine (come Valtrigona, l’unica Oasi alpina del WWF in trentino). Ma vi sono anche paesaggi meno conosciuti come i calanchi (Oasi Calanchi di Atri, in Abruzzo), le grotte (Bussento in Campania) e veri e propri abissi come a Guardiaregia, nel Molise, profondi oltre 900 metri. L’habitat più rappresentato è quello boschivo (37 Oasi) seguito dalle aree umide (27), mentre sono 18 le Oasi costiere.
Il WWF Italia gestisce attualmente 117 “Oasi” che sono aree, generalmente “protette”: riserve dello Stato, riserve naturali regionali, oasi di protezione della fauna, aree interne a parchi naturali, SIC, ZPS (Zona di Protezione Speciale), che conservano importanti valori naturalistici (ad es. “habitat” e “specie” prioritari secondo la Direttiva 43/92/CEE).
Info e programmi su www.wwf.it/oasi.