“Una battuta d’arresto per lo sviluppo della Recycling Society, per il miglioramento di raccolta e recupero della carta, per la riduzione dei costi di smaltimento e per la creazione di nuovi posti di lavoro nella green economy”.
E’ questo il commento di Unionmaceri (UNIRE/Confindustria) e di Federmacero, le due Associazioni che, insieme, rappresentano più del 90% della carta avviata a riciclo sul mercato privato, alla notizia dell’approvazione, da parte del Parlamento Europeo, della risoluzione che respinge la proposta di Regolamento End of Waste per la carta presentata dalla Commissione europea.
Per le due associazioni la mancata approvazione del Regolamento costituisce a tutti gli effetti un’occasione persa per la filiera della carta, per il raggiungimento di obiettivi che avrebbero garantito il rilancio dell’intero settore, quali l’armonizzazione a livello europeo della normativa sulla cessazione della qualifica di rifiuto e sulle procedure di riciclaggio; l’incremento e il rafforzamento del mercato interno nonché di una raccolta efficiente e di qualità, a salvaguardia della salute umana e dell’ambiente, contribuendo allo sviluppo della Recycling Society; la garanzia del reimpiego del materiale riciclato, con conseguente riduzione dei costi di smaltimento e creazione di nuovi posti di lavoro nel settore del recupero/riciclo dei rifiuti.
Ad ostacolare il percorso di adozione dell’End of Waste della carta, secondo Unionmaceri e Federmacero, sono stati principalmente motivi commerciali, che vedono nella libera circolazione della carta da macero sul mercato globale un rischio di aumento dei prezzi della materia prima. “A queste obiezioni – commentano le associazioni in una nota – è necessario ribadire che la carta da macero che viene esportata dall’Italia e dall’Europa non subisce questo destino a scopi speculativi ma semplicemente perché non potrebbe essere utilizzata là dove viene raccolta. E comunque, ogni tonnellata di carta da macero che viene utilizzata al di fuori del Paese di origine rappresenta un beneficio in termini di mancato costo di smaltimento ed un incremento dei posti di lavoro nelle imprese di raccolta e riciclo del Paese di origine.”