Possibilità di investimento per le aziende agricole derivanti dalla programmazione dello sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 e dai regimi di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili. Di questo si è parlato a Ecomondo/Key Energy, durante il convegno “PSR: opportunità tra clima ed energia”, organizzato da Confagricoltur.
Durante i lavori sono state presentate, nel nuovo quadro strategico delle politiche sul Clima e l’Energia, le misure specifiche che la Regione Emilia Romagna ha dedicato nel Piano di sviluppo rurale alle agroenergie, all’efficienza energetica, all’assorbimento di CO2, alla riduzione delle emissioni di gas serra ed ammoniaca.
Come indicato nella relazione sullo stato della Green Economy in Italia, presentato agli Stati Generali, l’agricoltura ha una vocazione naturale nello svolgimento della sua attività, tenendo conto non solo degli obiettivi economici, ma anche di quelli ambientali: il 56,1% delle imprese agricole produce beni e servizi ambientali o ha adottato modelli di produzione “green”. Tali capacità crescono ulteriormente in relazione alla dimensione aziendale ed alla propensione a soddisfare le nuove esigenze dei consumatori, sia sul mercato interno sia su quello estero.
“La sintesi tra competitività e sostenibilità ambientale – ha detto Ezio Veggia, vicepresidente di Confagricoltura – è il nuovo modello di agricoltura che si sta affermando sempre più in un’ottica di innovazione che guarda con attenzione alla bioeconomia e che è sempre più in sintonia con l’applicazione dell’economia circolare”.
Il settore agricolo e forestale, fanno notare gli organizzatori dell’incontro, infatti, nel mantenere la sua più importante funzione di produrre cibo riesce ad integrare nella sua attività la produzione di energia rinnovabile ed è l’unico che contribuisce anche all’assorbimento di CO2, sia con le foreste e le coltivazioni, sia con specifiche tecniche di gestione dei suoli e dei pascoli, come nel caso dell’agricoltura conservativa e dell’agricoltura di precisione.
“Proprio su questi ultimi aspetti l’appuntamento della COP 21 di Parigi sul Protocollo di Kyoto rappresenta un momento fondamentale per riconoscere definitivamente il ruolo dell’agricoltura anche dal punto di vista economico.”
Le filiere delle biomasse e del biogas, e a breve quella del biometano, che privilegiano l’impiego di biomasse residuali, tra cui gli effluenti zootecnici ed i sottoprodotti, e che utilizzano colture non alimentari e colture intercalari sono, a parere di Confagricoltura, la sintesi di una visione d’insieme, strategica e tecnologica di un percorso virtuoso in campo energetico ambientale. Dando la possibilità di recuperare anche le aree marginali e favorendo il ripristino della sostanza organica nei suoli attraverso l’utilizzo agronomico del digestato.
“Per assicurare continuità agli importanti risultati già raggiunti dal nostro Paese nel campo delle energie rinnovabili in ambito agricolo e sulla riduzione delle emissioni sull’assorbimento di CO2 – ha sottolineato Ezio Veggia – occorrono politiche nazionali e regionali, che siano in grado di fornire un quadro normativo stabile e certo. E in questo senso la stabilizzazione della tassazione sulle agro energie prevista nel ddl stabilità è un segnale positivo. Come d’altra parte occorre procedere ad una rapida emanazione del nuovo decreto sulle FER non fotovoltaiche per dare la possibilità agli imprenditori di programmare gli investimenti.
Così come occorrono politiche di sostegno che siano capaci di raggiungere i nuovi obiettivi al 2030 dell’Unione Europea sul Clima e l’Energia. Ed è in questo ambito che le misure previste dai Piani di sviluppo rurale possono dare un ulteriore impulso sia nel favorire gli investimenti, sia nel sostenere il trasferimento dell’innovazione attraverso la creazione di reti di imprese e gruppi operativi.
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