Accordo sugli Ogm raggiunto oggi a Lussemburgo, in seno al Consiglio dei Ministri europei dell’Ambiente dell’ambiente, grazie al nuovo testo elaborato dalla Presidenza greca che modifica la Direttiva 2001/18/CE: si punta a “concedere agli stati membri il diritto di scegliere di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul loro territorio.” Ad annunciarlo il commissario Ue per la salute Tonio Borg. La proposta del Consiglio, approvata da tutti gli stati, esclusi Belgio e Lussemburgo, astenuti, prevede che ogni paese potra’ decidere se proibire o regolamentare la coltivazione Ogm sul territorio nazionale.
Secondo il ministro dell’Ambiente Galletti si tratta di un buon compromesso, mentre esprime soddisfazione anche il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. “L’intesa raggiunta introduce la necessaria flessibilità che consente agli Stati membri di decidere in merito alla gestione della propria agricoltura, permettendo di vietare o limitare la coltivazione degli OGM nel proprio Paese. Il compromesso evidenzia, nonostante il diverso approccio di alcuni Stati Membri, la volontà generale di superare i problemi legati al sistema vigente. Ribadisco l’importanza di un’adozione rapida della Direttiva, auspicando che il relativo iter possa concludersi durante il semestre di Presidenza italiana, quantomeno con il raggiungimento dell’accordo politico nella fase della co-decisione con il nuovo Parlamento europeo”.
Più in dettaglio, la nuova Direttiva approvata oggi prevede che, durante la fase istruttoria coordinata dall’EFSA sulla richiesta di introduzione sul mercato europeo di un prodotto OGM da parte di una impresa, lo Stato membro possa chiedere all’impresa l’esclusione del proprio territorio dalla fase della “coltivazione”. Nel caso in cui nessun accordo fosse raggiungibile con l’impresa su detta limitazione geografica, lo Stato Membro è autorizzato ad assumere un proprio provvedimento di divieto o limitazione della coltivazione, motivandolo anche con ragioni di politica agricola. È previsto, in tal caso, un esame da parte della Commissione europea sul contenuto del provvedimento, esame che dovrà comunque esaurirsi in un periodo di 75 giorni, cessato il quale lo Stato Membro potrà procedere unilateralmente, recependo o no le osservazioni della Commissione. Lo Stato Membro può attivare analoga procedura anche per i prodotti OGM già autorizzati a livello comunitario (come ad esempio il mais MON810), entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore della nuova Direttiva.
Il Ministro Martina, infine, ha espresso apprezzamento per la decisione del Consiglio di Stato, arrivata nella stessa giornata di oggi 12 giugno, che ha rigettato la domanda di sospensiva del decreto Interministeriale 12 luglio 2013, dei Ministri della Salute, dell’Ambiente e dell’Agricoltura, che ha stabilito il divieto di coltivare il mais MON810 sul territorio italiano sino al gennaio 2015.
Durante il prossimo semestre di presidenza, ha assicurato il ministro, l’Italia garantisce il massimo impegno per raggiungere l’obiettivo di un accordo fra Consiglio e Parlamento entro fine anno.